Il Presidente Erdogan, con il non troppo velato obiettivo di esercitare pressione sull’Unione Europea per quanto riguarda la questione siriana, ha deciso di aprire le porte a tutti i rifugiati che si trovano in terra turca, permettendo loro di raggiungere l’Europa. Di conseguenza, come è ovvio che sia a causa della vicinanza geografica, un elevatissimo numero di persone si sono riversati in pochi giorni nella limitrofa Grecia.
Questa situazione non fa altro che accentuare quella perdurante situazione di crisi nella gestione del fenomeno migratorio in cui versa ormai da tempo lo Stato ellenico. Sono diversi mesi infatti che assistiamo, su base praticamente quotidiana, a manifestazioni di protesta, a volte anche violente, degli abitanti delle isole greche. Questi ultimi sono sfiniti dalla condizione di sovraffollamento che gli interminabili flussi di migranti stanno causando nelle loro terre, le quali non hanno abbastanza risorse per far fronte a questa emergenza.
Così, con l’aggravarsi delle difficoltà in seguito alle ultime vicende, le autorità greche, incitate dalle urla di approvazione delle folle di cittadini greci che si stanno accumulando nelle zone di confine per palesare ancora una volta il proprio rifiuto di accogliere altri stranieri, stanno facendo uso della forza e delle armi per respingere queste ulteriori ondate di arrivi, imponendo ai rifugiati di tornare indietro.
Tutti questi atti delle forze militari locali stanno logicamente destando moltissime preoccupazioni per i soggetti bersagliati da questi attacchi. Molteplici riprese e video testimoniano gesti di violenza nei confronti di questi immigrati, tra i quali figurano anche donne e bambini. Tra le tanti scene agghiaccianti documentate, quella che ha avuto più risalto e senza dubbio quella in cui una nave della guardia costiera greca si è avvicinata ad uno dei gommoni che erano in procinto di sbarcare sulla terraferma, colpendo coloro che vi erano a bordo con bastonate.
Inoltre, le autorità in parola hanno anche sparato alcuni proiettili in prossimità della modesta imbarcazione, intimando gli immigrati ad allontanarsi dalle loro sponde.
Erdogan ha puntato il dito contro questi atti barbari, sottolineando come la sua decisione di aprire le frontiere è pienamente in linea con il Diritto Internazionale, mentre i trattamenti che la Grecia sta riservando a queste persone sono inumani e, pertanto, in manifesta rottura con i principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Appare evidente la necessità di un intervento tempestivo da parte dell’Unione Europea per trovare quanto prima possibile una soluzione a questa drammatica vicenda. Su questa scia, sono stati già annunciati due sostegni economici volti a migliorare la situazione legata a questi flussi migratori.
Innanzitutto, 700 milioni di euro sono stati stanziati a favore della Grecia, in modo tale da sostenerli nell’accoglienza dei rifugiati provenienti dalla Siria e dalla Turchia. In secondo luogo, l’UE ha dichiarato l’intenzione di impiegare 170 milioni di euro in aiuti umanitari in Siria, allo scopo di porre un margine, per quanto possibile, alla crisi che circa un milione di persone stanno attraversando in seguito agli scontri tra la Turchia, sostenuta dalla Russia di Putin, e i ribelli siriani arroccati ad Idlib.
Aldilà dell’utilità di questi provvedimenti, è chiaro che l’unico modo per normalizzare questa vicenda è la cessazione delle ostilità e la ricostruzione dei luoghi devastati dagli scontri.
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