Nel nostro Paese il tempo dedicato alla lettura è sempre meno. Tutto ciò è anche dovuto al fatto che siamo ormai immersi nella consultazione di diversi tipi di dispositivi digitali, tra i quali primeggia il cellulare, che è un mondo virtuale parallelo a quello reale. Se prendiamo un autobus, oppure saliamo in metropolitana, non c’è quasi mai nessuno che legge un libro anzi, sono tutti intenti sul display dello smartphone a giocare, a scambiarsi i messaggi o intrattenersi sui social media.
I dati Istat: elementi che influenzano le abitudini di lettura
Secondo i dati Istat aggiornati al 2022, il 41,4% della popolazione di 6 anni e più ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, dato in lieve aumento rispetto al 2019 (+3%). Il 73,6% dei lettori legge solo libri cartacei, il 9,4% solo e-book o libri on line mentre lo 0,3% ascolta solo audiolibri. Il 16,6% utilizza più di un supporto per la lettura (libro cartaceo, digitale, audiolibro).I fattori che, secondo l’indagine Istat, influenzano maggiormente le abitudini di lettura nel territorio italiano sono cinque. Al primo posto troviamo il livello d’istruzione: l’abitudine alla lettura risulta essere consolidata specialmente tra persone che possiedono un titolo di studio più alto. In seguito troviamo l’età: l’indagine evidenzia come i laureati giovani – dai 25 ai 44 anni – leggano meno dei laureati di più di 65 anni d’età. Altro fattore importante è la regione di appartenenza: l’abitudine alla lettura è maggiormente diffusa nelle regioni italiane del Nord-est e del Nord-ovest. Inoltre abbiamo, l’ambiente familiare: tra i giovani di età compresa tra gli 11 e i 14 anni legge il 72,3% di chi ha entrambi i genitori lettori, mentre solo il 33,1% di chi ha entrambi i genitori non lettori. Questi dati evidenziano quanto i ragazzi siano influenzati dalle abitudini (in questo caso di lettura) dei genitori. Per ultimo la tipologia comunale: la lettura risulta essere maggiormente diffusa nei comuni dell’area metropolitana (leggi anche Le città che leggono di più? In capo alla lista Milano e Roma)
La pandemia e le opinioni degli editori
Ad aprile 2020, durante il lockdown della prima fase dell’emergenza sanitaria, la lettura di libri, quotidiani e riviste ha accompagnato le giornate di più di sei persone su 10 (62,6%), rappresentando la terza attività del tempo libero maggiormente svolta dopo la Tv-Radio (93,6%) e i contatti telefonici/videochiamate con parenti ed amici (74,9%). A gennaio 2021, durante la seconda fase della pandemia, l’abitudine alla lettura di libri, quotidiani e riviste nel giorno medio settimanale ha subito già un forte calo rispetto ad aprile 2020 (48,8%, -14 punti percentuali). Secondo il 40% degli editori intervistati, in Italia i lettori sono sempre meno a causa del basso livello culturale della popolazione. I restanti editori imputano questo calo al maggior utilizzo di contenuti digitali. Anche il dato relativo al numero di testi presenti nelle librerie domestiche risulta essere in linea con quanto detto: in Italia circa una famiglia su 10 non possiede libri. Questo dato è invariato da oltre 20 anni.
Come affrontare il calo dei lettori
Per limitare il calo dei lettori e diffondere maggiormente l’abitudine alla lettura, numerosi editori attivi segnalano la necessità di aumentare i progetti e le campagne dedicati all’educazione alla lettura. Altri editori sostengono che gli incentivi pubblici rivolti all’acquisto di libri cartacei ed e-book potrebbero fornire una marcia in più al mercato. Diversi intervistati affermano che sarebbe necessario introdurre agevolazioni fiscali per le librerie indipendenti che organizzano iniziative culturali e per gli editori che garantiscono al proprio personale un efficace aggiornamento professionale.
https://www.istat.it/it/files/2022/02/REPORT_PRODUZIONE_E_LETTURA_LIBRI_2020.pdf
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.