C’è tanto allarme circa il rischio salute per le persone che vivono nelle abitazioni costruite in Tufo (tipico materiale calcareo della zona del centro Italia). Secondo queste voci, non del tutto infondate, il tufo può emettere radiazioni di Radon cancerogene per la salute dell’uomo, ma devono presentarsi determinate particolari condizioni, per edificazione, esposizione, utilizzo. Ci sono situazioni d’alto rischio ed altre che presentano esposizioni trascurabili. Anche la lavorazione e la possibilità di arieggiare gli ambienti è fondamentale.
Andiamo con ordine:
Il Radon cos’è? E’ un gas radioattivo derivato dal radio: appartiene alla famiglia dei gas detti nobili, perché non si combina chimicamente. Si può definire come un componente raro in natura e comunque la quantità rilevabile è normalmente poca. Deriva da rocce calcaree e graniti, porfido tufo, spesso esce dal suolo (in determinati ambienti e zone) è incolore e inodore.
In zone quali Umbria, alto Lazio Campania è concentrata la sua presenza. In ogni caso alla sua naturale fuoriuscita corrisponde una naturale diluizione nell’atmosfera che non porta ad alcuna conseguenza.
Molte costruzioni sono state erette in zone tufacee, ed intere generazioni vi hanno soggiornate ignare, talvolta o consapevoli del rischio di danni per la salute, ma solo se non venivano seguite particolari attenzioni (che effettivamente spesso non si conoscevano). Anche oggi ereditiamo buona parte delle costruzioni realizzate con questi materiali. Anche la Capitale possiede vaste zone – sopratutto in Centro – che sono realizzate con questi materiali. Il rischio comunque è circoscritto e può essere facilmente eliminato. Ci devono però essere delle condizioni che vanno rispettate. La prima è la circolazione dell’aria, la seconda è l’isolamento. Si potrebbe pensare che siano delle soluzioni tampone. In un certo senso ciò è anche vero, ma è qualcosa di risolutivo che non crea alcun pericolo per la salute. (molto meno insomma rispetto alle radiazioni dei ripetitori sopra ai palazzi per la telefonia mobile) (di cui parleremo a breve prossimamente).
Il problema maggiore del Radon infatti si può riscontrare principalmente in ambienti sotterranei o in prossimità del livello stradale, non sufficientemente aerati. Il radon in questi specifici casi, può raggiungere concentrazioni in aria molto maggiori di quelle ordinarie. In questi casi l’esposizione alla radioattività emessa, se respirata a lungo, potrebbe provocare, nei polmoni e nei tessuti circostanti l’insorgenza di tumori. In ogni caso si tratta di condizioni limite. Normalmente ciò avviene in vecchie cantine, dove non ci sia un sistema di ventilazione adeguato e le pareti non sono state isolate e intonacate. Già appena sopra il livello del terreno e con un buon sistema di circolazione d’aria i pericoli sono pressoché scongiurati.
Molto rumore per nulla quindi? Non proprio, nel senso che il pericolo è reale, ma va compreso e vanno svolte indagini per adeguare il manufatto in maniera tale che non vi siano più rischi per la salute. L’esposizione ad un gas seppure volatile, ma che se costantemente presente nell’aria di un ambiente può generare, secondo i soggetti esposti danni tardivi, non facilmente diagnosticabili e neppure – nel tempo- riconducibili. I danni indotti dal Radon appartengono proprio a questa categoria.
Parlando con un ingegnere edile, mi è stato comunque confermato che chi opera nel settore ne è ampiamente a conoscenza (cosa a cui io ero completamente ignaro) del Radon e dei suoi effetti. Tutte le abitazioni che vengono ristrutturate vengono oggi bonificate ed adeguate alla normativa europea per una traspirazione delle mura e in ogni caso, anche all’interno l’effetto degli intonaci e delle vernici isolano scongiurano a suo parere, ogni rischio. Tale cosa non vale, come già detto per le porzioni che si trovano immerse nel sottosuolo e che possono adeguatamente smaltire l’accumulo di gas radioattivo.
Una recente direttiva europea fissa come limite, sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro, un valore medio annuale di 300 Bq/m3 (Becquerel al metro cubo).
In Italia è stato anche predisposto un piano per la tutela dei cittadini attraverso l’elaborazione di un Piano nazionale radon (Pnr) che punta a realizzare nei prossimi anni tutte le azioni necessarie per affrontare e contenere il problema radon. Le varie Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) danno indicazioni circa le possibili azioni di bonifica che si possono reperire interpellando gli esperti presenti sul territorio. Maggiori informazioni possono essere trovate presso il sito : http://www.iss.it/radon/
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