Stiamo vivendo in un quadro di Edward Hopper. Le strade vuote, le persone in contemplazione, ferme in un attimo eterno a fissare il vuoto. Siamo luce e colore, svuotati delle nostre abitudini, cercandone di nuove.
Ottinger, un famoso curatore di mostre e critico d’arte, si riferisce ai lavori del pittore con la parola “spettralizzazione”. Parla di destabilizzazione della realtà. In questi giorni la nostra società ha reso in qualche modo l’immaginazione di Hopper realtà: si potrebbero usare le stesse parole per descrivere qualsiasi via o supermercato deserto. Anche nei quadri di Hopper i bar sono vuoti, tutti sono volti verso la finestra più vicina, o a cercare il sole nel porticato davanti a casa.
Nato nel 1882 a New York, Hopper ha vissuto le due guerre mondiali, la depressione degli anni 30, e l’influenza spagnola. È morto nel 1967 dopo una vita dedicata agli studi e all’arte, amando soprattutto gli impressionisti come Manet e Monet. Uno dei suoi quadri più famosi è “i nottambuli”, dipinto ad olio del 1942.
“immagini familiari che straniscono” dice ancora Ottinger dei capolavori ad olio di Hopper. E quali immagini sono più familiari e stranianti del vialetto davanti a casa deserto, o il silenzio affacciandosi dal balcone?
Le luci ed i colori dei suoi quadri creano un senso di distacco, un assordante silenzio. Ma c’è anche pace, a guardare bene, e calma, non c’è quel vorticare di ballerini al moulin de la Galette.
Siamo tutti nelle nostre case. Chi da solo, chi in compagnia. Quelli che sono in compagnia iniziano ormai a sentirsi soli quanto gli altri, cercando i propri spazi ed allo stesso tempo vicinanza agli altri. Si iniziano a scambiare discorsi da balcone a balcone. Si sta sul letto, sul tavolo, sul divano, sul tappeto, ovunque il sole entri e possa scaldare la pelle.
Rarefatti, sparsi. Con la luce della primavera che passa tagliente attraverso ogni finestra. I fiori che sbocciano all’esterno. La primavera che nasce e cresce inosservata in ogni angolo, la natura che si colora.
Come guardando i quadri di Hopper potremmo pensare a solitudine e desolazione, sentirci persi. Oppure interpretare questi momenti come sogni ad occhi aperti. Allontanare il cellulare, aprire le finestre e godersi le belle giornate dal proprio angolo di letto.
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