I costi della corruzione sui paesi risultano davvero onerosi: a rivelarlo è un recente studio pubblicato dal gruppo dei Verdi europei, il quale ha dimostrato che la corruzione costa all’Unione Europea circa 900 miliardi di euro l’anno. L’Italia è il paese con il più elevato tasso di corruzione in Europa: ogni anno questa costa al nostro stato 237 miliardi, esattamente il 13% del Pil (il doppio della Francia, che è il 6% del Pil, e di quella della Germania, che si attesta intorno al 4%). L’Olanda si conferma come il paese migliore sotto questo punto di vista, con una corruzione che corrisponde soltanto allo 0,76% del Pil. Dati rincuoranti anche per quanto riguarda Danimarca, Finlandia e Regno Unito, con un valore intorno al 2% del Pil.
La perdita derivante dalla corruzione è spaventosa, basti pensare che per eliminare la fame dal mondo sarebbero sufficienti 229 miliardi, meno di quanto perde l’Italia ogni anno per la corruzione. Difatti, le ricchezze così disperse potrebbero essere la soluzione per moltissime problematiche sociali, da quelle riguardanti il settore sanitario e dell’istruzione fino alla disoccupazione. Secondo le stime della Banca Mondiale, il reddito di una persona che si trova in una nazione con un elevato tasso di corruzione è in media inferiore di un terzo rispetto a quello di un cittadino di uno stato più “pulito”.
Quasi tutti gli europei credono che la corruzione sia estremamente estesa sul suolo nazionale, e proprio per tale ragione essa non viene denunciata: il 90% degli italiani riconosce la corruzione come fenomeno endemico del proprio stato, ma soprattutto la maggior parte di questi la considera quasi come un fatto normale. L’Anticorruzione ha dichiarato che in soli tre anni sono state emanate 152 ordinanze di custodia cautelare per carcere, in tutta la penisola italiana. La maggioranza di queste ha riguardato l’assegnazione di appalti pubblici, con una concentrazione importante in Sicilia.
Nel contesto italiano, Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), ha recentemente dichiarato che “L’Italia è attesa da sfide decisive per il proprio futuro, che impongono una riflessione sui valori ai quali ispirare strategie e azioni per ritornare su un sentiero di sviluppo e coesione sociale. In tale ambito, la prevenzione dei comportamenti corruttivi non può che avere un ruolo centrale e determinante. La corruzione è fenomeno sfuggente, insidioso, difficile da scoprire e da estirpare. Non conosciamo la sua reale estensione, ma sappiamo che essa spezza quel patto fondativo che è alla base dello stare insieme come comunità. Erode le radici della convivenza comune, il necessario coesistere di diritti e doveri sui quali si fondano i vincoli di solidarietà economica e sociale. La corruzione è odiosa perché coinvolge la parte pubblica della società, che dovrebbe essere invece al fianco dei cittadini. Tutto ciò alimenta un senso di ingiustizia e minaccia un bene prezioso che, soprattutto nei momenti di difficoltà, abbiamo tutti il dovere di preservare: la fiducia nelle istituzioni. Ecco dunque perché non basta contrastare la corruzione attraverso la repressione, ma occorre creare strumenti e regole in grado di prevenirla”.
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