Abbiamo trattato della Fontana delle Rane di Piazza Mincio – Roma, più di due anni fa. Sembra strano riprendere l’argomento oggi in questa torrida estate, quando nella Capitale si parla di razionare l’acqua, rivedere le condotte e approntare un piano per evitare le tante dispersioni. Se ne parla da anni, ma non si fa mai nulla. Mi è tornato alla mente il mio articolo proprio perché c’è l’acqua, il nostro bene maggiore. Mi è tornata forte l’immagine della fontana per il suo stato di degrado che rispecchia ormai quello di tante opere (e non solo d’arte) funzionali o di richiamo artistico, che si stanno letteralmente sbriciolando. La Fontana è segno di vita, gli zampilli che fuoriescono sono allegria e simboleggiano, nelle varie opere, diverse allegorie.
Però – arte a parte – l’acqua utilizzata è acqua corrente e c’è un immenso spreco. I nasoni, della fantastica acqua di Roma sono mezzi per dissetare, ma anche loro malgrado, mezzi di dispersione e spreco. Una volta per tutte va affrontato il problema “Acqua” in Italia. La desertificazione e il cambiamento climatico impongono di dover far pensare a nuove risorse per avere sempre acqua nelle case. Il mare potrebbe essere la soluzione. D’altronde nei Paesi Africani (quelli ricchi) e Orientali, sono anni che sfruttano tale risorsa per il consumo e l’irrigazione dei campi. La desalinizzazione è un procedimento complesso e costoso, ma funziona. Visto che stanno innalzandosi i mari, sfruttiamoli. Dopo aver fatto sciogliere i ghiacciai, almeno cerchiamo di vivere al meglio, malgrado i nostri danni, creando ambienti ove ci sia acqua e possa crescere nuovo verde per un ambiente migliore. Utopia? Forse. Ma è arrivato il momento di iniziare.
La Fontana delle Rane di Piazza Mincio di Roma è stata realizzata nel 1924, quando fu costruito il quartiere Coppedè, (il cui nome deriva dall’omonimo architetto fiorentino Gino Coppedè), che lo progettò per civili abitazioni. Il cuore del quartiere è segnato dalla originale prospettiva della via Diagonale (oggi via Doria).
Sotto un massiccio arco ribassato tra due palazzi, detto “arco Ambasciatori”, serrato tra due torri cariche di ornamenti eclettici, si può ammirare un enorme lampadario di ferro battuto.
Le necessità e le urgenze in una città come Roma sono tante. L’arte sicuramente non può definirsi al pari dei primari bisogni dei cittadini, ma è comunque qualcosa da preservare e garantire quale simbolo della nostra storia e del nostro essere. Non passa giorno che non si incontrino gruppi di persone che rimangono estasiati da una bellezza unica quale Piazza Mincio e la sua Fontana. Queste due opere ci rappresentano e meritano di essere conservate per noi oggi e per chi verrà dopo di noi.
La bellezza che è richiamo, che è armonia. La Fontana delle Rane di Piazza Mincio è forse l’elemento che completa un angolo unico di Roma, nel quartiere Coppedè, tra i più belli esistenti non solo in questa città ma in tutta Italia.
La Fontana delle Rane, venne edificata quando ancora l’opera dell’Architetto Coppedè, e il suo palazzo Unico con richiami allo stile Liberty, Art-decò, Barocco e anche Medioevale, non era concluso. E’ caratterizzata dalle rane che popolano le due vasche: quattro ospitate nella conca inferiore, che versano l’acqua nella valva delle conchiglie sorrette dalle quattro coppie di figure, e altre otto che, sul bordo della conca superiore, attendono di spiccare il salto verso lo zampillo centrale.
Ogni singola parte della fontana è ricoperta da uno strato di materiale calcare. Tale situazione, nel tempo è sempre aumentata, perché non si è mai provveduto con prodotti specifici a rimuoverlo.
Le statue, le rane, le conchiglie, tutti gli elementi che caratterizzano, anzi caratterizzavano l’opera, sono irriconoscibili. Tutto è stato ricoperto rendendo uniforme ciò che si vede. una massa calcarea in alcuni punti ricoperta di marrone per i tubi arrugginiti dai quali fuoriesce l’acqua.
La vasca principale superiore è deposito di immondizia (per i tanti imbecilli che principalmente la notte banchettano indisturbati con bottiglie di birra e altro).
La Fontana nel tempo sta continuando alogorarsi. E’ ormai abbandonata a se stessa, tra incuria e sporcizia. La sera i bivacchi ne fanno un deposito di bottiglie e vetri rotti. Uno scempio al cuore di Roma e a qualcosa che non può non definirsi un’opera d’arte.
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