Fin dai tempi antichi questo periodo dell’anno significava trasformazione, era ed è il solstizio d’inverno a portarla con sé.
Il Solstizio d’inverno è un evento astronomico, dal latino solstĭtĭum, (composto da sōl, «Sole», e sistĕre, «fermarsi») è il momento in cui il sole raggiunge il suo punto di declinazione massima (o minima), ma nell’antichità e in alcuni luoghi ancora oggi, era molto più di questo.
Era una delle otto importanti feste, della ruota dell’anno, che aiutavano a scandire il passaggio da una stagione all’altra e permettevano, a chi le celebrava, di sentirsi parte del tutto.
Deck the halls with boughs of holly
Fa la la la la, la la la la (fa la la la la, la la la la)
‘Tis the season to be jolly
Fa la la la la, la la la la (fa la la la la, la la la la)
Don we now our gay apparel
Fa la la la la, la la la la (fa la la la la, la la la la)
Troll the ancient Yuletide carol
Fa la la la la, la la la la
A partire dal 21 Giugno le ore di Luce hanno lasciato sempre più spazio al buio dell’inverno fino al 21 Dicembre, quando avremo la notte più lunga dell’anno e quindi di conseguenza le ore di Luce da quel giorno in avanti cominceranno ad aumentare progressivamente.
Il Sole dunque, era come se nascesse nuovamente, e in tutte le culture che avevano uno stretto contatto con la terra questo periodo rappresentava una grande importanza:
presso i Romani si festeggiava il Sol Invictus, presso i Celti Yule, per i Cristiani la nascita di Gesù; nomi differenti per la medesima festività e simbologia.
Nel paganesimo Yule è il figlio della Dea Madre (rappresenta il nuovo anno nascente). E’ la Nuova Luce ma perché nasca nella sua nuova forma l’anno deve prima morire; è la promessa che i semi che ora dormono nel ventre della Terra possano germogliare e dare abbondanti frutti con l’inizio della primavera.
Rinascita è una delle parole con cui si può facilmente sintetizzare il significato di questa festa; e per questa ragione l’imperatore Costantino nel 330 d.C., con lo scopo di far diventare il Cristianesimo la religione ufficiale dell’impero, scelse questo periodo per stabilire la data di nascita di Cristo.
Questo aveva un duplice scopo:far coincidere la nascita di Cristo con la Rinascita del sole e sostituire una antichissima festa pagana con una Cristiana.
Nemmeno i simboli di questa festa sono cambiati, sebbene si siano trasformati di paese in paese e talvolta le varie tradizioni si siano mescolate e fuse tra loro.
Durante questa celebrazione i popoli del Nord usavano nascondere dei doni nel sottobosco perché i bambini li trovassero e le loro risa rallegrassero gli Dei; da qui l’usanza del dono sotto l’Albero.
L’Albero d’altro canto richiama alla fertilità maschile ed è un sempreverde che simboleggia l’eternità; anche il vischio è un simbolo di fertilità (le sfere bianche del vischio hanno un chiaro richiamo allo sperma maschile) per questo ci si scambia un bacio sotto il vischio, simbolo di un amore nascente.
Nemmeno il presepe sembra essere una usanza recente: i Romani usavano porre all’interno di una nicchia in casa alcune statuette rappresentanti gli spiriti protettori degli antenati detti Lari (dal latino lar(es), “focolare“, derivato dall’etrusco lar, “padre“), Affinché vegliassero sul buon andamento della famiglia.
Come abbiamo già detto, in questo momento si festeggiava la vittoria del Sole sulle tenebre invernali e la promessa di una natura ricca di doni e pare che sempre i Romani usassero riempire le calze dei doni della terra (noci, nocciole, fichi secchi, mandarini) sempre come simbolo di qualcosa di nascosto che promette di uscire allo scoperto.
Tutto questo parlare i simboli di una festa che tanto amo, in qualche modo mi fanno sembrare che la stia sminuendo, in realtà adoro questa festa in qualunque sua forma.
La celebrazione pagana di Yule prevede di legare ad un ceppo di legno dei biglietti con su scritto quello che ci lasciamo alle spalle nell’oscurità o quello che vorremmo realizzare nel nuovo periodo di luce e poi tutti insieme diamo fuoco al ceppo (nel camino ovviamente non nei boschi) trovo che sia una usanza meravigliosa che ci permette di sentirci più leggeri; questa tradizione la ritroviamo nei dolci (Il trinchetto di natale); un’altra meravigliosa tradizione è realizzare dei regali con le proprie mani, lo trovo bellissimo e non posso far passare un Natale senza realizzare qualcosa, che siano semplici biscotti o qualcosa di più elaborato dopo tutto come insegna Dr Suess nel suo favoloso Il Grinch:
“Forse” pensò “il Natale non viene dai negozi;
Dagli empori, dai market o dagli altri servizi.
Forse ha un significato più profondo e vitale…
Chissà se è proprio questo il vero senso del Natale”
Sempre più spesso mi ritrovo a sentire di persone che non addobbano la casa per Natale perché “Ormai i figli sono cresciuti” ma non credo che il Natale sia dei bambini quanto di chiunque senta di non aver tradito il proprio bambino interiore, credo che tutti dovremmo sempre cercare di ascoltarlo.
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