L’informazione rappresenta ormai una sfera fondamentale e sempre più onnipresente nella nostra società. Le notizie sono ovunque, accessibili a tutti in qualunque momento e luogo, e costituiscono oggetto di condivisione e dibattito quotidiano. In un contesto dominato dall’informazione come quello che ci troviamo a vivere risulta però difficile a volte distinguere le notizie credibili dalle cosiddette fake news, ovvero informazioni false, inventate, diffuse soprattutto attraverso internet e i social, che hanno l’intento di creare disinformazione.
Secondo il rapporto “Infosfera”, realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa, l’87% degli italiani non crede nei social network come fonte di notizie credibili, mentre l’82% non è in grado di riconoscere una bufala che circola sul web. L’indagine ha preso in considerazione 1500 italiani e si è concentrata soprattutto sulla concezione che le persone hanno dei media e della loro credibilità. La ricerca ha messo in evidenza anche dati preoccupanti rispetto alla dipendenza degli italiani dal web: il 95% di questi fa uso quotidiano di internet, il 70% lo fa per più di tre ore al giorno e il 32% per più di cinque ore. E questi tempi riguardano soprattutto l’utilizzo di social network, con conseguenze gravi a livello psicofisico: ansia, insonnia, mal di testa e mal di stomaco.
Dallo studio emerge che l’87,76% degli italiani considera professionali le notizie che circolano in rete, quindi attendibili. Di fronte a questa situazione, Eugenio Iorio, docente di Social media marketing all’Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico della ricerca, ha spiegato: “È innegabile che si tratti di dati inquietanti perché in un’infosfera così configurata i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive“. Pertanto, appare urgente e indispensabile una vera e propria educazione per le nuove generazioni ad una lettura consapevole e critica della notizia, un compito che potrebbe essere affidato alle scuole e alle università.
Anche l’OCSE (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), si è espressa sulla preoccupante situazione rispetto alla percezione delle informazioni in Italia, osservando soprattutto i dati riguardanti i giovani. Infatti, solo 49 studenti su 100 dichiarano di essere in possesso degli strumenti per distinguere una notizia vera da una fake news. L’organizzazione segnala l’urgenza di intervenire per porre rimedio a questo fenomeno, spiegando che “la capacità di distinguere le informazioni buone da quelle cattive è importante per preservare i valori democratici. Il massiccio flusso di informazioni che caratterizza l’era digitale richiede che i lettori siano in grado di distinguere tra fatti e opinioni e apprendano le strategie per rilevare informazioni distorte e contenuti dannosi come email di phishing o fake news. È stato ampiamente documentato che essere scarsamente informati può portare alla polarizzazione della politica, alla diminuzione della fiducia nelle istituzioni pubbliche e a minare le basi della democrazia”.
Interessante in questo contesto, l’iniziativa lanciata da Google attraverso la pubblicazione di un “Decalogo della buona informazione”, per fornire una guida alla corretta informazione online, attraverso semplici consigli accessibili a tutti.
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