Il 28 aprile del 1969 Alexander Dubcek diviene Presidente dell’Assemblea Federale Cecoslovacca e, nel giorno di questa ricorrenza, appare doveroso ricordare quella che con ogni probabilità è stata la figura politica più determinante del paese durante il secolo scorso. Infatti Dubcek è il responsabile e il promotore di quei movimenti di liberalizzazione avvenuti in Cecoslovacchia durante il periodo di controllo esercitato dall’Unione Sovietica, volti ad inserire nel sistema un numero sempre crescente di elementi democratici.
Tra gli altri cambiamenti introdotti, ricordiamo in special modo il tentativo di fornire maggiori garanzie di libertà di pensiero ed espressione ai membri della stampa del paese, strumenti ovviamente fondamentali per assicurare al proprio popolo spazi di autonomia ed indipendenza.
Come è ovvio che sia, tali interventi hanno destato attenzione e preoccupazione da parte del regime comunista sovietico, il quale ha dunque ordinato l’intervento delle forze del Patto di Varsavia sul territorio di Praga, in modo da porre fine a quegli “esperimenti di democrazia” tanto minacciosi al mantenimento della tenuta della dittatura comunista.
Questo contesto storico viene meravigliosamente immortalato e narrato nel capolavoro firmato Milan Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.
Il romanzo parla appunto della vita professionale e sentimentale dei quattro protagonisti (Tomas, Tereza, Sabina e Franz, passati dunque allo storia letteraria come i componenti del “quartetto di Kundera”) durante l’invasione di Praga ad opera dei soldati russi.
Kundera riesce in maniera impeccabile a raccontare aspetti politici così delicati attraverso le peripezie di uomini e donne che, in fin dei conti, non nutrono nessun particolare interesse per la politica. Ed è proprio la prospettiva intima e umana che permea tutto quanto il romanzo a conferire alla vicenda quei picchi di intensità emotiva che rendono “L’insostenibile leggerezza dell’essere” uno dei libri più lodati degli ultimi 40 anni.
Difatti, nonostante la presenza russa in città provochi forti scossoni alle esistenze dei personaggi principali (vedasi le interferenze della polizia segreta o il declassamento sociale ed economico imposto agli intellettuali che manifestassero opinioni avverse al regime), il fulcro attorno al quale la trama si sviluppa consiste sempre nelle sensazioni interiori di Tomas, Tereza, Sabina e Franz i quali, attraverso i loro pensieri e i loro gesti, comunicano vividamente le proprie esperienze e le proprie percezioni.
E ancora, parlando di tali sensazioni, colpisce molto il leitmotiv del romanzo, costruito attorno alla contrapposizione tra leggerezza e pesantezza del mondo e dell’esistenza. Questo confronto si rispecchia infatti nella suddivisione dei personaggi secondo questo criterio discretivo (Tomas e Sabina sulla sponda della leggerezza; Tereza e Franz su quella della pesantezza). Tuttavia, proprio a causa della polarizzazione tra questi due estremi, i primi sono attratti dai secondo e viceversa, cosicchè le differenti prospettive finiscono con l’avvicinarsi estremamente senza però per questo confondersi.
In conclusione dunque, quel che affascina di più del capolavoro di Kundera è scoprire come le nostre vite siano inevitabilmente influenzate, oltre che dalla casualità (punto sul quale l’autore ceco non manca di battere), anche dalle scelte e dalle azioni di persone che, pur essendo così diverse da noi (anzi, proprio in virtù di questa diversità), non possono che entrare a far parte della nostra quotidianità e determinarne il sentiero.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.