Il 29 maggio del 1985, in occasione della finale della Coppa dei Campioni disputatasi tra Juventus e Liverpool, si consumò uno degli eventi più drammatici della storia del calcio mondiale: la strage dell’Heysel, a Bruxelles.
Nel pieno degli anni ’80, periodo durante il quale gli hooligans britannici creavano disordini di settimana in settimana, quella notte fu semplicemente la punta dell’iceberg di quello che è con ogni probabilità il capitolo più cupo dello sport inglese.
I supporters organizzati del Liverpool, disposti nello spicchio di stadio adiacente a quello che ospitava le famiglie di fede bianconera, appena entrati allo stadio iniziarono a spingersi con veemenza contro le esili barriere che li tenevano separati dai tifosi avversari.
Questi ultimi, proprio poiché non erano parte della frangia più calda del tifo juventino (frangia che invece era stata collocata dalle autorità nella zona opposta dello stadio), non risposero alle intimidazioni e provarono a riversarsi in campo per fuggire alla vera e propria aggressione che si stava prospettando.
Le forze dell’ordine però, non essendosi resi conto di quanto stesse accadendo, respinsero i tifosi della Juve a furia di colpi di manganello, contribuendo così a peggiorare una già di per sé tragica situazione.
Dunque, bloccati nel mezzo e senza apparente via d’uscita, i tifosi italiani si premettero contro il muro dell’impianto, e alcuni di essi provarono addirittura di gettarsi nel vuoto in preda alla disperazione.
Quando la pressione sulla struttura divenne insostenibile, il muro crollò e diverse centinaia di persone rimasero pertanto schiacciate.
Quando le acque si saranno calmate, si conteranno all’interno dello stadio circa 600 feriti e 39 morti, in quello che appariva, a tutti gli effetti, un vero e proprio scenario di guerra.
Nonostante la situazione appena delineata, al fine di evitare ulteriori tensioni e tafferugli, la Uefa decise di far disputare lo stesso la partita in programma, la quale verrà vinta per 1 a 0 dalla Juventus, grazie alla rete decisiva messa a segno da Michel Platini.
A questo proposito, bisogna ricordare che nessun giocatore in campo era pienamente a conoscenza dell’entità delle tragedia. Infatti, soltanto in un secondo momento questi furono informati dei fatti realmente accaduti e delle drammatiche conseguenze in termini di vittime.
Questo aspetto è molto importante per comprendere la non condannabilità delle esultanze dei giocatori bianconeri al termine della partita, i quali trascorsero diversi minuti ad ostentare il trofeo appena conquistato sotto la curva –quella indenne ovviamente- juventina.
In seguito alla strage, tutte le squadre inglesi furono escluse dalle competizioni europee per tre anni, il Liverpool per quattro.
In conclusione oggi, a distanza di ormai 35 anni, appare inevitabile mettere da parte il rancore che una parte della tifoseria bianconera cova tuttora e omaggiare la memoria delle 39 persone che persero la vita in una maniera così assurda e priva di senso.