Nel corso degli anni si è già più volte assistito alla scoperta, attraverso gli appositi controlli obbligatori, di atleti di fama mondiale trovati positivi all’uso di sostanze dopanti, un fenomeno che purtroppo non fa distinzione tra discipline sportive, e genera sempre molte polemiche rivolte agli atleti che decidono di fare uso di queste sostanze in maniera volontaria, con l’intento di migliorare le proprie performance agonistiche.
Decisamente diverso, e sicuramente più complicato e per certi versi misterioro, è invece il caso che riguarda Maria Sharapova, considerata una delle più forti e titolate tenniste attualmente in attività. Oggi è infatti arrivata la sentenza del tribunale che ha preso in esame il caso che, in seguito alle analisi effettuate in occasione dell’Australian Open, ha scoperto la positività al Meldonium della Sharapova. E la sentenza, pur mitigando in parte le responsabilità della tennista, è comunque importante, condannandola ad una squalifica di due anni.
Il caso Sharapova è scoppiato lo scorso 26 gennaio, quando la tennista ha fornito un campione d’urina dopo aver disputato i quarti di finale dell’Australian Open. Dopo le analisi effettuate dal laboratorio WADA di Melbourne, è stata riscontrata la positività al Meldonium, una sostanza che l’ITF ha vietato a partire dal 1° gennaio 2016 in quanto aumenterebbe la fluidità del sangue aiutando quindi gli sportivi ad ottenere risultati migliori.
La Sharapova ha subito ammesso il proprio errore, una elemento che ha portato il tribunale a indicare, nella sentenza, che la tennista russa ha effettivamente violato le regole anti-doping in maniera non intenzionale, non essendo consapevole del fatto che il medicinale che ha assunto negli ultimi anni contenesse una sostanza vietata dal 1° gennaio 2016. Nonostante questo, il tribunale ha deciso di squalificare la Sharapova per 2 anni, in quanto la tennista avrebbe nascosto l’assunzione del Mildronate ai medici che l’hanno visitata e persino al suo stesso team.
Non si è fatta attendere la risposta di Maria Sharapova, che attraverso un lungo post su Facebook ha confermato che si tratta di una decisione ingiusta e che presenterà ricorso al TAS, entrando anche in polemica con la Federazione Internazionale di Tennis che, a detta della tennista, avrebbe utilizzato una enorme quantità di tempo e risorse per dimostrare a tutti i costi che avrebbe violato intenzionalmente le regole anti-doping, chiedendo addirittura una squalifica di quattro anni, respinta però dal tribunale che ha invece optato per i due anni di allontanamento dai campi da tennis.
In base alla sentenza la Sharapova sarà quindi squalificata fino al 26 gennaio 2018 (essendo retrodatata l’entrata in vigore della squalifica), e la tennista russa dovrà quindi saltare anche le Olimpiadi di Rio, in Brasile. Al suo posto, infatti, parteciperà Ekaterina Makarova.
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