Legittima difesa, assolto il ristoratore Mario Cattaneo

Il Tribunale di Lodi ha emesso una sentenza di assoluzione in primo grado nei confronti di Mario Cattaneo, il ristoratore di Casaletto Lodigiano che il 10 marzo del 2017 aveva sparato ed ucciso un uomo di origine rumena di trentadue anni che si era intrufolato, insieme a due complici, nel suo locale al fine di compiere un furto. L’accusa avanzata dal Pubblico Ministero, il quale aveva richiesto una condanna a tre anni di reclusione, consisteva dunque nell’eccesso colposo di legittima difesa, per mancanza del rispetto dei criteri di necessità e proporzionalità previsti dal codice penale.

Alla chiusura del processo, il leader della Lega Matteo Salvini ha immediatamente manifestato la sua soddisfazione per l’esito della vicenda, sostenendo inoltre che il contenuto della decisione sia stato positivamente (secondo il suo punto di vista) influenzato dalla recente riforma sulla legittima difesa fortemente caldeggiata dal suo partito e diventata legge nei primi mesi dell’anno scorso.

L’innovazione in questione infatti prevede l’impossibilità del configurarsi di un eccesso colposo di legittima difesa nel momento in cui un soggetto compia un atto allo scopo di respingere un’intrusione commessa con violenza o minaccia nel proprio domicilio (da intendersi non solo come casa, ma anche come luogo in cui viene svolta attività imprenditoriale o professionale). Se poi l’atto difensivo consistesse nell’utilizzo di un’arma da fuoco, sarebbe altresì necessario che la suddetta arma sia detenuta regolarmente.

Per quanto dunque il caso dell’oste lodigiano sembri rientrare perfettamente nell’ambito della legge appena citata, vi sono comunque alcune perplessità circa la possibilità di ricondurre l’assoluzione del signor Cattaneo alla riforma tanto agognata dal “Carroccio”.

Infatti molti giuristi, ai tempi dell’approvazione del testo di legge, notarono come, ad una lettura più attenta della riforma, quest’ultima non introducesse alcuna novità sostanziale rispetto alla legge sulla legittima difesa entrata in vigore già nel 2006. In questo senso, potrebbe pertanto essere utile ricordare le parole del Dottor Caiazza, Presidente dell’Unione delle camere penali, il quale definì la riforma della Lega una questione di “pura propaganda politica”, con conseguente vuoto di significato giurisprudenziale.

Inoltre, sia il Procuratore presso il Tribunale di Lodi, sia l’avvocato difensore di Mario Cattaneo, hanno affermato di essere convinti che l’assoluzione dell’imputato sia dovuta all’accoglimento da parte dell’organo giudicante delle tesi provenienti dalla difesa, consistenti nel fatto che lo sparo fosse stato esploso inavvertitamente durante la colluttazione tra l’oste ed il malvivente, e che quindi Cattaneo non potesse essere condannato nemmeno a titolo di colpa, in quanto sarebbe stato umanamente impossibile aspettarsi in una situazione del genere un comportamento più accorto.

Aldilà di queste supposizioni, per avere la certezza su ciò che ha spinto il giudice a pronunciare la sentenza di assoluzione si dovrà comunque attendere il deposito della motivazione della decisione, la quale farà luce sull’entità dell’impatto della riforma della Lega del 2019.

Nel frattempo, appare inevitabile ribadire quanto sia triste che vicende così delicate, le quali coinvolgono i fondamentali diritti alla vita e alla libertà, siano sempre più spesso oggetto di strumentalizzazione politica, mostrando un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei diretti interessati e dei loro familiari.

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