L’inflazione domina e non solo in economia: cosa è la content inflation e come agisce

Inflazione è un termine che viene dall’economia. Con esso si fanno i conti ormai nel quotidiano. L’Italia è uno dei paesi più colpiti dall’inflazione, un fenomeno che riguarda tutto il mondo e che è dovuto ad una serie di fattori, in primis geopolitici, che ne indirizzano l’andamento. La guerra d’Ucraina è stata, da questo punto di vista, una goccia capace di far traboccare il vaso delle certezze, con una forza propulsiva persino maggiore del Covid-19. Non c’è mai fine al peggio, come si dice.


Il termine inflazione però, da qualche tempo, è passato anche in altri campi ad indicare prodotti, tendenze, usi aumentati in termini di utilizzo. Si parla in questo caso di “inflazionato”, aggettivo che indica per l’appunto un modo o un mondo troppo usato, qualcosa di visto e rivisto o comunque non più esclusivo ma alla portata di tutti. Si può dunque parlare di inflazione culturale: i festival, i concerti, i meeting sono “inflazionati” in questo senso, nella misura in cui ogni artista fa almeno un concerto, ogni associazione fa almeno un festival, ogni gruppo organizza almeno un meeting. Niente di diverso dal “già visto” e dal “già sentito”. In questa ottica i social network, per quanto in perenne aggiornamento, sono inflazionati: sono cioè accessibili a fette sempre più ampie di pubblico, al punto che tutti o quasi nel mondo hanno almeno un social. Si può parlare in questo caso di inflazione digitale, relativa ai social ma non solo ma anche ai dispositivi elettronici, smartphone o console sempre più utilizzati da fasce più ampie e variegate di persone.

Ma di inflazione si parla anche nei contenuti: anzi, in questo caso è corretto parlare di content inflation, un’inflazione particolare che fa riferimento ai contenuti reperibili sul web, praticamente identici tra loro e che hanno nel tempo omologato gli ambienti virtuali sempre più frequentati.

La content inflation investe contenuti visti e rivisti – si diceva – proposti in forme diverse ma sempre con la stessa sostanza al fondo. È il caso di quei video che spopolano, diventano virali e vengono poi ripresi da tutti. Si perde anche il senso profondo del processo di creazione, in questo modo. Bill Gates sostiene ancora oggi che il contenuto è la parte fondamentale di ogni processo di creazione. Orbene in ogni ambito, soprattutto in quello digitale, questo concetto andrebbe ripreso. E dunque le scelte andrebbero orientate in una certa direzione. Anzitutto tenendo conto di target e riferimenti, di pubblico, di clienti e quant’altro. Mantenendosi coerenti con sé stessi, i propri contenuti e i propri clienti. Non dimenticando di innovarsi seppur rinunciando allo snaturamento. È l’unico modo che si ha per mantenere alto il livello di qualità di contenuti, evitando che essi finiscano nell’occhio della sempre presente inflazione.

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