Mal di sushi o sindrome sgombroide… in aumento i casi a Milano

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L’aumento del consumo di pesce crudo sta aumentando esponenzialmente il verificarsi della sindrome sgombroide, o come la chiamano gli infermieri di pronto soccorso il “mal di sushi”. Qualsiasi sia il modo in cui venga chiamata ha i medesimi sintomi: nausea, mal di testa, rossore della pelle su viso e collo, nei casi più gravi anche edema della glottide con rischio di soffocamento. La causa sta nella mal conservazione di tonno o altro pesce azzurro. A Milano il numero di casi aumenta a tal punto che sono svariate le denunce presentate alla magistratura dal Nucleo anti sofisticazioni dei carabinieri.

A lanciare l’allarme la Ats, l’azienza sanitaria, lancia l’allarme. “Il sempre maggior consumo di pesce, crudo soprattutto, espone a rischi alimentari che un tempo erano marginali. I casi di sindrome sgombroide si moltiplicano, con rischi seri per soggetti particolarmente sensibili“, dice Simonetta Fracchia, direttore Igiene alimenti e nutrizione dell’Ats milanese.

Per l’ultimo caso denunciato, quello di quattro medici rimasti intossicati lo scorso 29 settembre dopo avere mangiato tonno in un ristorante di via Marostica, il Nas ha ispezionato il locale, rilevando irregolarità nella modalità di conservazione di “tonno e altri pesci di specie affini”.

Il 2015 ha segnato il record di casi di persone intossicate da sindrome sgombroide con 47 casi solo a Milano. Ma mai quasi ne sono stati registrati quest’anno solo fra il 1 gennaio e il 31 agosto con ben 38 casi. “I casi sono così frequenti che ormai i medici hanno imparato a distinguere i sintomi – dice Claudio Monaci, direttore del dipartimento veterinario di Milano nell’ambito dell’Ats – Sull’intensità con cui i sintomi si presentano influisce la sensibilità individuale. In ogni caso, da quando i casi sono così diffusi, abbiamo aumentato il numero dei controlli e li abbiamo resi più efficaci“.

I controlli vengono effettuati sia sui locali dove hanno mangiato gli intossicati, sia al mercato generale del pesce e nel capannone dove avviene la compravendita di pesce vengono intercettate spesso diverse carcasse di tonno conservate in modo inadeguato o intere partite di pesce azzurro contaminato.

Cosa fare nel caso di sindrome sgombroide? “Chi resta intossicato deve prendere cortisone o altri antistaminici, e nel giro di poche ore sta bene“, spiega la dottoressa Fracchia, escludendo da questo rimedio le donne incinta.

Una delle cause di contaminazione del pesce può essere data ad esempio dall’esporre in vetrina i tranci di pesce già tagliati come avviene nei ristornati di sushi, ma anche dalle condizioni igieniche durante i lunghi trasporti, ad esempio per il pesce che arriva dal Pacifico.

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