Per i 10 anni dalla morte di Michael Jackson, il 25 giugno 2019, sono stati davvero pochi gli Eventi ufficiali in ricordo dell’artista, se non da parte dei Fan e sostenitori del cantante, considerato per anni il Re del Pop.
La sua fama è stata messa in ombra dai suoi ormai noti presunti abusi sessuali e atti di pedofilia (mai ancora realmente dimostrati, se non raccontati). Michael è stato denunciato, ha subito processi (uscendone scagionato) in vita. Dopo la morte, poi, chi ha potuto e voluto si è ancor più scatenato nel processo di demonizzazione, di chi forse, seppure non è stato l’orco da più parti disegnato (e sul quale ci hanno speculato non poco) aveva un certo squilibrio emozionale e una eccessiva propensione per le figure innocenti dei fanciulli, di cui aveva piacere circondarsi, quale eterno Peter Pan. Finché non verrà conclamata la sua colpevolezza non si può mettere alla gogna un uomo, un artista che non poteva che considerarsi unico.
Con altrettanta serenità si può però affermare, che i suoi eccessi, i suoi giochi, non corrisponde a ciò che dovrebbe e potrebbe cercare un uomo equilibrato. Le Star sono spesso protagoniste di episodi eclatanti. Spesso fanno feste eccessive, ma di ben altro genere.
Nel documentario “Leaving Neverland” diretto da Dan Reed si è data voce anche a quelle che sembravano essere le due maggiori presunte vittime dell’artista (le accuse sono di volta in volta comunque smontate da chi ha seguito la vicenda). La ghigliottina mediatica però è stata inesorabile. L’accusa di Pedofilia è pesante e sono in tanti oggi che boicottano le sue canzoni (alla radio) o comunque che gli negano qualsivoglia omaggio, riconoscimento, ricordo. A Parigi, dove era previsto un concerto commemorativo, è stata invece disposta la cancellazione e anche la Famiglia Jackson, così come l’etichetta Sony, sembrano ormai aver accettato le critiche e le accuse rivolte a Michael, pronti però ancora una volta ad affrontare l’ennesimo processo.
Un nuovo appuntamento in tribunale iniziato a luglio, con due accusatori (e le rispettive famiglie) e un imputato assente. Il verdetto, atteso per il 4 ottobre e forse metterà fine a quanto rivendicato dai due ex- amici della Star, James Safechuck e Wade Robson, le due presunte vittime del cantante, al centro del documentario “Leaving Neverland”. Entrambi accusano Michael Jackson, e la sua fondazione “Jackson Foundation” di aver reperito i bambini poi portati nella famosa villa del cantante per far si che questi potesse legittimare i propri giochi.
Ad onor del vero, Neverland era nata per i bambini, anche quelli con problemi, per regalare loro momenti di divertimento e spensieratezza. Michael nelle sue intenzioni (spesso anche con enormi donazioni benefiche) aveva creato un luogo a misura di bambino per giocare tutti insieme.
L’accusa parla però di altri (schifosi, squallidi) giochi che l’artista amava fare.
Una triste storia che forse è destinata ad infangare irrimediabilmente la Memoria di uno dei più grandi artisti della musica del XX secolo.
Non è mia intenzione far sembrare quanto scrivo una forma di difesa nei confronti di un possibile imputato accusato di fatti gravissimi. Finché però non verrà prodotta una concreta prova, che non siano solo racconti di chi ha avuto a disposizione tanta ricchezza e possibilità, e una volta escluso, da giochi, viaggi e lusso, potrebbe aver cercato di “raschiare il fondo” per racimolare soldi da chi non c’è più e dal suo immenso patrimonio, non mi sento di accusare quest’uomo.
Il 25 giugno i fan hanno onorato la sua memoria sui social network, con l’hastag #tenyearswithoutmichael e hanno festeggiato come potuto la sua memoria.
Ci sono quelli che difendono il cantante di ” Billy Jean “, che credono nella sua estraneità a certe accuse. Queste stesse pesano come macigni sulla memoria non tanto artistica – che rimane indiscutibile. Ma è la figura più umana, che traspariva fuori del palco o del set dei suoi splendidi Video Musicali, che mostrava un uomo- bambino, pieno di manie, vizi, e che forse però era ancora solo al mondo.
La sua vita, la sua infanzia era stata segnata da eventi in cui esso stesso bambino è stato protagonista e spettatore. Qualche cosa deve averne influenzato carattere e capacità. Si racconta che il padre, Joe avrebbe sottoposto Michael a delle iniezioni di ormoni a 12 anni. Questo trattamento avrebbe avuto un duplice scopo: arginare l’acne dell’allora giovanissimo artista e impedire che la sua voce cambiasse, come sempre accade durante la pubertà, ma i danni provocati da questa folle scelta hanno compromesso e destabilizzato l’equilibrio ormonale, (una sorta di castrazione chimica), la crescita e probabilmente molto altro nel giovane Michael.
Con l’hastag #MJINNOCENT, è partita una campagna volta a smontare “Leaving Neverland”, soprattutto contro i due grandi accusatori, James e Wade, rei di aver mentito pur di abbracciare un briciolo di popolarità e ricchezza.
A me interesserebbe solo la verità. Chissà se dopo la sentenza del 4 ottobre, ricominceranno a girare i suoi brani. Lo spero tanto, anche perché Michael è stato un mio idolo e mi piacerebbe saper di aver sempre amato un bravo ragazzo (un po’ strambo, come i veri artisti, ma unico).
Il 29 agosto 2019 Michael Jackson avrebbe compiuto 60 anni. Sarebbe stato forse ancora un grande artista, un po’ meno ballerino, e più consapevole delle proprie capacità, così da poterle sfruttare al meglio la voce nelle proprie ballate. Avrebbe avuto all’attivo almeno un altro paio di dischi e tanti concerti. Avrebbe potuto viaggiare ed essere presente nella vita dei propri figli. Forse sarebbe anche cresciuto un po’ e messo da parte i propri giochi, cominciando ad amarsi di più e magari riuscendo ad amare.
Buon Compleanno!
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.