Un anno sportivo impegnativo per la stella della Nba Kevin Durant. Difatti, dopo essersi rotto il tendine di Achille nelle scorse finali Nba, cosa che gli è costatata un lunghissimo stop, è risultato positivo al Coronavirus nelle prime fasi della pandemia.
Ora è guarito, in realtà ha sempre mostrato sintomi molto lievi ma è stato un enorme megafono per la prevenzione del virus, sfruttando la sua visibilità per dare avvisi ed informazioni in un paese, gli Usa, decisamente restio ad accettare la serietà della situazione.
Qualche linea di febbre, un po’ di nausea e dolore alle giunture (sopportabile per chi ha una storia di infortuni come lui) e molte tachipirine, così sono state le settime da positivo di Durant, una fortuna che purtroppo quasi 100 mila persone nel suo paese non hanno avuto.
Adesso la Nba medita di ritornare a giocare con misure straordinarie. Nel mentre l’ala dei Brooklyn Nets, che non ha ancora vestito la maglia da gioco nemmeno una volta, sarebbe guarito da entrambi i malanni che lo hanno colpito quest’anno.
Ha già mostrato di non aver perso la mano e di essere pronto tecnicamente e con il fiato a calcare nuovamente i parquet della Nba. Se la lega decidesse di ricominciare dalla stagione regolare Durant potrebbe scendere in campo.
Altrimenti, se si ripartisse dai playoff, ipotesi più probabile, i Brooklyn Nets senza di lui e con Kirye Irving a mezzo servizio, tormentato dai dolori alla schiena ed alla spalla, non ce l’hanno fatto ad arrivare tra le prime ad Est. In tal caso Durant sarebbe sicuramente fuori gioco.
Eppure, secondo alcune voci di Espn riportate in Italia da Sky Sport, l’ex campione proveniente da Washington D.C. sarebbe intenzionato a non correre alcun rischio, avendo deciso di aspettare in ogni caso la prossima stagione che, Coronavirus permettendo, dovrebbe iniziare tra ottobre e novembre 2020.
Difatti anche l’attuale infortunio è probabilmente causato da un altro acciacco al polpaccio avuto nei giorni precedenti alla rottura del tendine d’Achille. Il fisico di Durant è sempre stato un fuscello che sembra pronto a spezzarsi da un momento all’altro.
Certo, la sua struttura fisica, esile come quella di un grissino (anche se dal suo ingresso nella Nba sono stati fatti enormi passi in avanti) non aiuta ma la componente genetica nella predisposizione agli infortuni è importantissima.
Anzi, Durant nonostante tutti gli acciacchi in carriera è diventato uno dei migliori giocatori di quest’epoca (forse il secondo, dietro LeBron James a pari merito con l’ex-compagno Steph Curry, anche lui fuori a lungo per una frattura alla mano). Altri, come ad esempio l’unico giocatore scelto al draft prima di lui, Greg Oden, sono scomparsi dai radar non avendo questa fortuna.
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