Nella terra dei fuochi le persone continuano a morire di tumore

«Altro che variante Delta, in Terra dei Fuochi si chiama tumore. L’ennesima vittima di una tragedia normalizzata che passa pressoché nel silenzio. Agnese, appena 15 anni di Casapesenna, portata via dal solito male che qui miete vittime come se fosse una cosa normale. La più alta incidenza di malattie tumorali, la più alta incidenza di malattie tumorali sulla popolazione infantile-giovanile, un territorio discarichizzato e roghizzato. Altro che emergenza Covid! Ce ne stiamo accorgendo ancora una volta in queste notti, dove respirare è stato impossibile, eppure tutto continua più o meno indisturbato. Abbiamo respirato e respiriamo aria acida, acre, irritante, tossica, avvelenata. Dall’aria i veleni respirati si accumulano nel sangue in quantità elevate, inevitabilmente ci saranno danni. I reparti oncologici degli ospedali sono strapieni. Una volta (fino a 30/35 anni fa) questa malattia in questi territori, era molto rara. Da 20/25 anni a questa parte colpisce tutte le fasce d’età come se fosse un semplice raffreddore».

Sono queste le parole piene di dolore e rabbia con cui il Movimento “Terra Nostrum Trentola Ducenta” ha descritto la situazione emergenziale della “Terra dei Fuochi“, dove le morti per tumore rappresentano un fenomeno costante. La Terra dei Fuochi è un’area della regione campana compresa tra le province di Napoli e Caserta dove è presente una spaventosa correlazione tra la decomposizione dei rifiuti abbandonati, i roghi e l’insorgenza di tumori. Questo nesso è stato a lungo considerato soltanto un’ipotesi, qualcuno addirittura ancora non crede alla sua esistenza, nonostante le morti in continuo aumento. La conferma del fenomeno è giunta dall’Istituto Superiore di Sanità il quale ha dichiarato che nella cosiddetta Terra dei fuochi c’è una “relazione causale o di concausa tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati” e l’insorgenza di malattie che per decenni hanno distrutto vite e causato vittime. Dal rapporto dell’Iss è apparso che “la mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti”. Inoltre “l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti”. E ancora, come si legge dallo studio, il fenomeno delle nascite premature, di malformazioni congenite e di leucemie, soprattutto tra i più giovani, sono estremamente diffuse e in continuo aumento. Sulla base di questo rapporto, il primo intervento dovrebbe riguardare la sospensione delle attività illegali di smaltimento dei rifiuti, per poi procedere alla bonifica delle aree colpite, e in seguito attivare una corretta eliminazione degli scarti, oltre a migliorare il servizio sanitario sia per la prevenzione che per la cura delle patologie. Da molti anni ormai la popolazione è attiva per denunciare questa situazione, in un clima di indifferenza generale. Non c’è più tempo per ignorare questa emergenza.

 

 

 

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