L’OMS ha suonato un forte campanello d’allarme circa il rischio di aumento di casi di cancro nel mondo nel prossimo futuro. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità infatti, secondo una proiezione dei dati attuali, da oggi fino al 2040 vi sarà un incremento del 60 per cento delle patologie tumorali.
Queste parole destano molta preoccupazione e dovrebbero risuonare alle orecchie di tutti come un monito a prendere tutti quegli accorgimenti e quelle precauzioni che medici ed esperti continuano instancabilmente a ripeterci.
Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha puntato il dito anche contro ulteriori numeri e percentuali, i quali rappresentano impietosamente le disparità presenti in giro per il mondo in tema di prevenzione e cura del cancro. Il rapporto pubblicato dall’OMS in occasione della Giornata mondiale contro il cancro ci rivela infatti che, se è vero che da un lato negli ultimi 50 anni scienza e medicina hanno fatto passi da gigante nel modo di trattare i pazienti affetti da tumore, è altrettanto vero che non tutti i paesi ne hanno beneficiato nella stessa maniera.
Gli Stati ad alto reddito dunque hanno adottato misure di prevenzione e tecniche di diagnosi che hanno contribuito, nel quindicennio intercorrente tra il 2000 ed il 2015, a ridurre i casi di morti premature del 20 per cento. Al contrario nelle nazioni a basso reddito, nello stesso intervallo temporale, si è invece assistito ad un calo del cinque per cento. Dieci punti percentuali, in un contesto così delicato, sono davvero troppi per non avvertire la necessità di un repentino cambio di rotta.
Le cause di queste disuguaglianze sono riconducibili sia alle minori risorse che i paesi a basso reddito hanno a disposizione, sia al fatto che questi ultimi si trovano spesso ad investire buona parte di questi fondi già di per sé esigui in ambiti diversi dalla cura del cancro, come per esempio la lotta alle malattie infettive.
Tuttavia, in termini chiaramente molto più tenui, anche a livello nazionale vi sono differenze per quanto riguarda l’efficienza sanitaria nel campo oncologico. Guardando in casa nostra per esempio, l’Italia, pur vantando ottimi risultati statistici, essendo uno degli stati europei con il miglior rapporto tra pazienti malati di cancro e sopravvissuti, non è certo un esempio di parità ed eguaglianza.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale di Oncologia Medica Giordano Beretta ha infatti affermato che l’Italia ha davanti a sé ancora ampi margini di miglioramento, in quanto le regioni del Sud non riescono ancora ad assicurare lo stesso livello di copertura tecnica e medica che invece quasi tutto il settentrione riesce a fornire. Dunque, se si riuscisse a colmare questo gap, l’Italia potrebbe davvero guidare con continuità la classifica delle nazioni più virtuose nel settore oncologico.
In conclusione, risulta fondamentale l’adozione di misure, su scala nazionale e internazionale, volte a garantire l’omogeneità delle risorse economiche e strumentali per la prevenzione e la cura dei tumori in tutto il pianeta, poiché è superfluo ribadire che in questo ambito la diseguaglianza dei servizi equivale quasi sempre alla differenza tra la vita e la morte.
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