Nella data del 4 febbraio 2021 è giunto il Rapporto ONU sullo stato dei diritti fondamentali dell’uomo durante il periodo di pandemia. A cura del Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, il documento tiene conto delle avvenute violazioni durante il periodo pandemico e focalizza quali siano le aree ove prestare la maggiore attenzione.
Il rapporto apre con lo “stato di forma” del diritto alla salute: i dati principali, ovviamente, sono quelli dei casi confermati e del numero delle vittime, rispettivamente 81 milioni e 1.8 milioni al 1 gennaio 2021. L’attenzione del Consiglio vira principalmente sui paesi che per ragioni strutturali non siano stati in grado di garantire un accesso completo e sicuro ai sistemi sanitari, ma considera anche un effetto “indiretto” della pandemia, ovvero la maggiore difficoltà d’accesso a servizi extra-pandemici, in particolar modo con riferimento ai servizi sanitari legati alla salute mentale ed alla cura del sistema riproduttivo femminile.
Per quanto riguarda, invece, l’impatto sulla povertà, il Consiglio stima che la pandemia abbia portato tra gli 88 e i 115 milioni di persone in una situazione di povertà estrema, invertendo il senso rispetto ad un prolungato periodo nel quale si erano fatti grossi progressi a livello mondiale rispetto a questo tema. Stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, solamente tra Aprile e Giugno 2020 si sono persi 495 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Più di un giovane su 6 ha smesso di lavorare durante il periodo di pandemia.
In aggiunta, l’Organizzazione Mondiale per il Cibo e la Salute ha stimato che tra gli 83 ed i 132 milioni di persone si sono trovate in una situazione di malnutrizione, in aggiunta ai 690 milioni che già versavano in questo stato. In un periodo, inoltre, in cui acqua pulita e potabile divengono assolutamente indispensabili da un punto di vista medico, più di 3 miliardi di persone non hanno un accesso che possa considerarsi “adeguato” ad acqua e sapone per assicurarsi la più basilare igiene personale.
Spostando il focus sull’impatto nell’ambito dell’istruzione, la crisi sanitaria ha intaccato anche il mondo dell’apprendimento scolastico, che rappresenta uno strumento indispensabile all’accrescimento ed alla contribuzione rispetto agli altri diritti umani più basilari. In particolare, le chiusure scolastiche ad ampio raggio hanno interessato più di 1.9 miliardi di bambini in più di 190 paesi. Per le situazioni in cui il supporto tecnologico è assente o insufficiente, il Consiglio avverte che l’interruzione potrebbe avere effetti catastrofici nella fase di apprendimento, soprattutto con riferimento ai bambini frequentanti istituzioni di scuola materna, elementare, o media.
In alcuni paesi, l’interruzione delle attività scolastiche è stata pericolosa anche nel senso di aggravare situazioni di per sé fortemente nocive quali il matrimonio forzoso in età adolescenziale, le gravidanze adolescenziali e la violenza sessuale sui minorenni. Si tratta di fenomeni che, oltre al detrimento immenso in termini fisici e psicologici, ancor più diminuiscono le possibilità per i bambini di perseguire un percorso scolastico indipendente.
Il report completo si può trovare in lingua inglese qui.
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