Favori sessuali. Questo quanto scambiato da operatori dell’ONU e altre Ong in Siria per avere cibo e aiuti. Una rivelazione allucinante, quella rilasciata in un’intervista alla Bbc la cooperante Danielle Spencer. A quanto pare si tratterebbe poi di una pratica molto diffusa e che ormai moltissime donne siriane non si recano più presso i centri di distribuzione degli aiuti per paura di venire ricattate. Questi i retroscena del mondo della cooperazione internazionale. Gli operatori umanitari delle Nazioni Unite ma anche quelli di altre organizzazioni internazionali avrebbero costretto le donne siriane a prostituirsi o a subire abusi sessuali in cambio di aiuti. La denuncia si legge anche nel rapporto pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), intitolato “Voices from Syria 2018”, in cui sono state raccolte tutte le denunce di violenze di genere commesse nel paese nel 2017.
Secondo l’UNFPA l’assistenza umanitaria veniva offerta in cambio di prestazioni sessuali: “Sono stati riferiti esempi di donne o ragazze che hanno sposato alcuni funzionari per un breve periodo di tempo per offrire ‘servizi sessuali’ in cambio di pasti” o altri aiuti umanitari.
A subire maggiormente questi ricatti sono le donne che non hanno protezione maschile alle spalle, come le donne sfollate o le vedove, così come anche le divorziate. Già tre anni fa la situazione era stata denunciata da Danielle Spencer che aveva raccolto nel marzo 2015 le denunce di un gruppo di donne siriane residenti n un campo profughi in Giordania. “Non consegnavano gli aiuti fino a che le donne non si concedevano”.
Le testimonianze sono state raccolte dalla cooperante che ha parlato direttamente con donne vittime di abusi. “Mi ricordo di una donna che piangeva in una stanza, stava molto male. Una donna che si trova in un centro e aspetta di ricevere cose essenziali per poter vivere, cibo o sapone, deve essere protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cambio di quegli aiuti”
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