Netflix sembra avere occhi dappertutto, perfino nel futuro a giudicare da come sceglie il tempismo per la pubblicazione delle sue serie originali. In particolare ha del miracoloso la pubblicazione del documentario “Pandemia globale”, giusto qualche settima prima dell’esplosione del contagio di Covid-19.
La serie, per il momento composta da una singola stagione di sei episodi, racconta le storie di medici e ricercatori sconosciuti che hanno dedicato la loro vita alla ricerca contro l’influenza. In particolare il lavoro pare essersi intensificato dopo la pandemia di febbre suina 2009-2010. Viene seguito il lavoro di una ricercatrice dell’Oklahoma intenta a studiare i virus H1N1 per prevederne la prossima esplosione pandemica.
Dall’altro lato del mondo, in India, si osserva l’estenuante sforzo di un medico del posto intento a salvare una grandissima quantità di persone dal dilagare di un’epidemia di influenza suina che, a quanto pare, in Asia ogni tanto riemerge con violente fiammate, in una forma ben più aggressiva di quella diffusa in Occidente, uccidendo centinaia di persone e contagiandone decine di migliaia ogni anno. Quella che da noi è oramai una “banale influenza”, nel resto del mondo a quanto pare è ancora un pericolo reale.
Il filo conduttore della serie è la sottovalutazione del rischio in tutto il mondo. Personaggio di spicco è Bill Gates: infatti il fondatore di Microsoft, tramite la sua fondazione Bill e Melinda Gates Foundation, finanzia numerosi centri di ricerca statunitensi (luogo in cui la ricerca medica ha costi esorbitanti, specie se paragonata al Canada o all’Europa) specializzati sull’influenza e le sue varie forme. Per i ricercatori intervistati, il mondo sembra non rendersi conto che le pandemie influenzali sono fenomeni che avvengono periodicamente.
Per questo motivo è impossibile eliminare del tutto il rischio di pandemia ma si possono ridurne gli effetti tramite la vaccinazione per la comune influenza stagionale e seguendo basilari norme di igiene. Proprio come stiamo facendo noi in questi giorni. Ma che a quanto pare, salvo i momenti di gravissima emergenza, non sembra essere una priorità né dei governi né della popolazione.
Altro filo conduttore è l’imprevidibilità della minaccia: i virus sono nemici infimi: minuscoli ed invisibili si replicano continuamente nelle cellule umane. Ogni tanto qualcuno di loro, replicandosi, muta e acquisisce nuove caratteristiche. Se queste capacità sono utili alla riproduzione e alla sopravvivenza del patogeno allora si formerà un cosiddetto ceppo. Il che significa che non sempre un virus che si diffonde in un posto è identico ad uno che si diffonde in un altro, pur avendo lo stesso nome.
Ciò aumenta esponenzialmente le armi in mano al microrganismo, che riesce a mutare forma continuamente e costringe i ricercatori ad una eterna rincorsa. In ogni momento qualsiasi virus che abbiamo già incontrato nella storia umana potrebbe mutare e diventare estremamente aggressivo, scatenando effetti simili a quelli del Covid-19, innescando una pandemia.
Per questo motivo, secondo gli intervistati, il mondo deve essere sempre pronto allo scoppio di una pandemia, di diversi focolai in giro per il mondo. Cosa che però non sta facendo. Si può dire tranquillamente che gli eventi e la storia, con il dilagare del Covid-19, hanno dato ragione ai ricercatori interrogati dagli autori del programma sul tema dell’influenza.
Altro problema sapientemente trattato è quello del contrasto all’obbligo vaccinale, un tema molto sentito in Italia (in cui, probabilmente per questo motivo, le morti a causa del morbillo, per cui esiste un vaccino, spesso al centro delle polemiche, sono insolitamente alte rispetto al resto dei paesi sviluppati) ma anche negli Stati Uniti d’America. Il documentario dello specifico segue l’evolversi di una vicenda simile a quella avvenuta in Italia in Oregon, dove è stato di recente imposto l’obbligo di vaccinazione per tutti i bambini per concedergli di frequentare la scuola.
I ricercatori e i medici spiegano più volte che il vaccino contro l’influenza e altre malattie come il morbillo sono fondamentali per innanzitutto scartare immediatamente alcune ipotesi nel tentativo di fare una diagnosi ad un paziente con sintomi, infine perché garantiscono la cosiddetta immunità di gregge: se il numero di persone immuni (che hanno anticorpi o perché già malate in passato oppure perché hanno fatto il vaccino) è sufficientemente alto, sarà conseguentemente basso il numero di potenziali vettori, il che ridurrà moltissimo il numero di vettori dell’infezione, portando facilmente al debellamento del virus.
Finita la pandemia e la paura che essa comporta, una serie sicuramente da aver visto, in modo anche da essere più preparati in futuro.
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