Maria è stata una pilota di automobilismo. Dalle serie minori, fino all’approdo nella Massima formula, la Formula Uno appunto. E’ stata non solo tra le poche donne a poter guidare una monoposto moderna ai massimi livelli ma rappresentava, o meglio avrebbe potuto rappresentare un giusto riconoscimento, sia per capacità, che per e una doverosa eguaglianza di genere che ancora in questo mondo è latente. Ci sono tante giovani promesse, tante ragazze che meriterebbero una possibilità. Lei era una di queste. Era riuscita ad approdare alla Marussia, nel 2012, una squadra Russa da poco in formula uno ed era una collaudatrice.
Nel pomeriggio del 3 Luglio 2012, durante il collaudo di alcune componentistiche e test aerodinamici, un camion con la pedana di scarico merci si trovò in un punto dove non sarebbe dovuto essere. Se solo fosse stato adottato, già allora, il sistema di sicurezza Halo, forse questa tragedia si sarebbe potuta evitare.
María, figlia dell’ex pilota di Formula 1 Emilio de Villota, si è schiantata contro un camion durante de test all’aerodromo di Duxford. Inizialmente la Scuderia aveva escluso un difetto della monoposto, ma poi si era accertato dalla telemetria che l’auto aveva avuto un picco d’accelerazione, subito dopo un primo giro di installazione, che precede le vere e proprie prove. La pilota quindi non aveva responsabilità, ma fu vittima. Dopo lo schianto fu subito portata all’East Anglia Ambulance Service prima di essere trasferita all’Addenbrooke Hospital di Cambridge. Operata per una serie di fratture al cranio e al viso, perse l’occhio destro. L’operazione durata 11 ore, mostrava un quadro clinico incoraggiante, Maria sembrava aver superato bene la situazione.
Aldilà delle responsabilità per la presenza di una rampa di sollevamento all’interno della pista, (una circostanza molto importante per conoscere le ragioni dell’incidente di De Villlota. C’era stata negligenza della squadra? Era stato indicato un percorso corretto?), questo infortunio significava la fine della carriera della pilota, che proprio quell’anno era diventata collaudatore della Marussia.
Dal punto di vista medico, non si erano evidenziati deficit neurologici. Ora Maria sarebbe dovuta essere sottoposta ad alcuni interventi di chirurgia plastica oltre ad essere costantemente monitorata da uno staff di Oftalmologia di Madrid.
Una vita differente da quella per cui aveva sempre lottato. I sogni infranti, ma la consapevolezza di avere tanta forza per ricominciare. Si era impegnata a raccontare la propria esperienza a tutti quelli che soffrivano, per dar loro una speranza. Un impegno nel sociale, coronato anche con un libro “La vita è un dono”. Aveva partecipato a campagne di sicurezza stradale e ha sostenuto progetti per aiutare i bambini con problemi neuromuscolari . È stata nominata anche ambasciatrice contro la violenza di genere , sostenendo a sua volta la promozione delle donne e la protezione dei bambini.
L’11 ottobre 2013 in un albergo a Siviglia, è stata trovata senza vita. In una giornata in cui avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa nello stesso albergo. Dalle analisi autoptiche è emerso che il decesso è avvenuto per distacco della massa encefalica, conseguenza dell’incidente dell’anno precedente. Ciao Maria, non ti dimenticheremo per il tuo dolce sorriso, malgrado tutto.
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