Pirateria ancora molto diffusa. 38% di chi ascolta musica usa metodi illegali

I metodi per ascoltare musica e seguire gli artisti preferiti sono cambiati radicalmente negli ultimi anni, soprattutto con l’avvento delle piattaforme di streaming audio e video che hanno reso ancora più semplice e immediato l’accesso ai brani in qualsiasi momento.

Una piattaforma come Spotify e i suoi principali competitor, hanno reso ancora più semplice ascoltare musica, con l’opportunità di accedere a cataloghi vastissimi composti da milioni di brani a fronte di una quota mensile di abbonamento. Nonostante questo, la pirateria continua ad esistere, e in fin dei conti non c’è da stupirsi se nuovi dati diffusi di recente, confermano come il 38% di chi ascolta musica lo fa sfruttando metodi illegali.

Questo dato è stato rilevato dall’International Federation of the Phonographic Industry, che ha realizzato un rapporto prendendo in considerazione un campione di utenti tra i 16 e 64 anni in 18 paesi (compresa l’Italia), per scoprire quanto ancora oggi, nell’era dello streaming, è presente la pirateria. E i dati raccolti evidenziano una situazione tutt’altro che positiva. Dalle risposte ottenute dal campione di persone coinvolte nel sondaggio, emerge che il 38% si affida a metodi illegali per ascoltare musica.

La strategia più usata da chi si affida alla pirateria, con il 32% di diffusione si rivela lo “stream ripping”. In pratica si tratta del metodo che consente, attraverso appositi software disponibili online, di estrarre l’audio da un video presente online (ad esempio YouTube), in modo da avere accesso al brano musicale gratuitamente. Il 23% continua invece ad usare il peer-to-peer, che si basa sulla condivisione dei file. Infine il terzo metodo più diffuso (17%) avviene attraverso i motori di ricerca per scaricare illegalmente i brani musicali.

La motivazione principale che spingerebbe gli utenti a usare metodi illegali sarebbe la possibilità di ascoltare la musica offline, senza bisogno di pagare i servizi Premium.

David Price, tra gli autori del rapporto pubblicato dall’International Federation of the Phonographic Industry, ha spiegato al Guardian che nonostante il fenomeno della pirateria musicale non sia stato al centro delle cronache negli ultimi anni, non significa certo che sia scomparso del tutto. Molte persone amano avere a disposizione le cose in maniera gratuita, e gli strumenti per piratare la musica online non mancano.

Il rapporto in questione, in ogni caso, evidenzia quanto la fruizione della musica tramite piattaforme di streaming sia cresciuta molto in questi anni. I servizi di streaming audio e video sono scelti dall’86% degli utilizzatori di musica (dato che in Italia scende al 53%). Ma allo stesso tempo anche la radio è tra i dispositivi preferiti dagli ascoltatori di musica (in Italia la usa il 90% del campione interpellato). Infine, emerge che gli utenti, in media, ascoltano 17,8 ore di musica a settimana.

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