Mentre il web si affolla di video e foto di improbabili personaggi dall’appetito pantagruelico, che non conoscono neanche il nome degli ingredienti di ciò che stanno ingurgitando, a Roma dal 24 al 26 luglio si terrà la prima riunione di bilancio del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari.
Purtroppo non ha avuto lo stesso clamore dei numerosi concerti pop, ma silenziosamente 193 Paesi membri dell’ ONU discuteranno i progressi nazionali iniziati nel 2021 e gli obiettivi futuri per una sorta di inventario dei sistemi alimentari, da qui la denominazione: “UN Food Systems Stocktaking Moment”.
E se pensate che questo possa interessare solo chi dovrà percorrere le vie transennate e deviate del centro di Roma, vi sbagliate di grosso. Il sistema alimentare è la prima causa della perdita di biodiversità anche in Italia, per cui la nostra salute ( e soprattutto ciò che selezioniamo per la nostra tavola) dipende dalla salute dell’ambiente in cui viviamo.
Da qui si ricongiunge un aspetto fondamentale per noi italiani: conoscere il nostro territorio, capire ciò che sceglieremo di comprare e soprattutto come nutrirci al meglio.
L’ aspetto ludico e di totale effetto “acchiappa visualizzazioni” che rimbalza dal web alle nostre teste è un mero e semplicistico passatempo, la salute è un’altra cosa.
Quello presentato al governo in queste giornate bollenti sarà un documento scandito da 10 punti di regole su come strutturare un sistema alimentare di valore. Dieci passi da percorrere con attenzione su aspetti di criticità del nostro sistema alimentare e come approcciare a relative soluzioni per evitare l’ascesa di problematiche ambientali su cui la scienza ci sta allertando da tempo.
Il decennio trascorso è stato il più caldo da quando viene misurata la temperatura del nostro pianeta, si sensibilizza sempre il consumatore su energia e trasporti, ma in pochi sanno che l’agricoltura vale il 23% delle emissioni planetarie di gas serra, percentuale che arriva al 37% se si sommano l’intera filiera del cibo, dallo stoccaggio fino ad arrivare allo spreco. L’agricoltura italiana si piazza al quarto posto per i settori con emissioni di gas serra e con oltre il 75% di origine non energetica, cioè proveniente da allevamenti intensivi e da attività insostenibili di uso del suolo (prevalenza emissioni di metano). Il settore primario è tra i principali responsabili per quanto riguarda la crisi climatica, ma al tempo stesso ne subisce le conseguenze (clima, siccità, rese).
“Questi e molti altri problemi affliggono un settore che necessita di una transizione all’insegna della sostenibilità e dell’ecologia per invertire la rotta e restituire al cibo il suo valore intrinseco che sia in grado di tutelare biodiversità e clima, tanto quanto i diritti di lavoratrici e lavoratori, fino alla salute e sicurezza dei cittadini – afferma Eva Alessi, responsabile sostenibilità presso il WWF Italia – nel nostro paese l’agricoltura è il quarto settore per emissioni di gas serra e consuma la percentuale maggiore di acqua dolce, ben il 60% del consumo totale. Siamo il secondo Paese europeo per consumo di pesticidi, con 400 sostanze diverse autorizzate. Perdiamo 57 km2 di suolo all’anno alla velocità di 2 metri quadrati al secondo, come se ogni anno cementificassimo una superficie grande come Bologna. L’ 80% delle terre impiegate in agricoltura è destinata ad allevamenti sempre più intensivi. La domanda di pesce è salita così tanto che già oggi i 2/3 dei prodotti ittici che consumiamo provengono dai paesi in via di sviluppo. In Italia oltre 4 milioni di tonnellate di cibo vengono perse ogni anno prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati o degli alimentari, per un valore di oltre 9 miliardi di euro. Grande responsabilità anche nelle nostre case: gli italiani sprecano più di mezzo chilo di cibo a testa a settimana, circa 27 kg di cibo buttato all’anno”.
Il documento presentato in tutti i suoi punti farà luce sulle debolezze del sistema alimentare che il nostro pianeta presenta, partendo dal suolo e come tenerlo vivo, poiché ha inizio tutto da lì, dalla riduzione dei pesticidi, interrompere la meccanizzazione spinta e la dipendenza dai combustibili fossili in agricoltura, al ripensare totalmente l’allevamento industriale, a come salvare il mare e tutto ciò che c’è in esso, come ridurre le perdite e soprattutto lo spreco alimentare, eliminare la governance “patriarcale” e incrementare i diritti di lavoratori e lavoratrici, dare uno stop alla speculazione finanziaria, migliorare la tracciabilità delle filiere e la trasparenza nelle etichette, cibo e ricerca come futuro sostenibile.
Ogni punto viene affrontato con minuziosa attenzione, passo dopo passo e proponendo relative soluzioni.
“L’alimentazione è la leva più importante per accedere ad un futuro di benessere per uomo e natura. È necessaria e urgente una transizione ecologica verso una maggiore sostenibilità ambientale, economica, sociale e di governance del cibo. Dobbiamo iniziare dalla dieta, dalle filiere che rispondono alle nostre necessità quotidiane, in qualità di cittadini e decisori, per sovvertire paradigmi che ci hanno condotto al collasso: una reale transizione è possibile, dal campo e dal mare fino alla tavola. Senza un vero cambiamento le future generazioni erediteranno un pianeta gravemente “danneggiato” in cui gran parte della popolazione soffrirà sempre più di malnutrizione e malattie prevenibili”- conclude Eva Alessi.
L’attenzione e soprattutto la giusta comunicazione è estremamente necessaria e doverosa per il nostro paese, panorama ricco di risorse naturali incredibili e patria della dieta mediterranea, che purtroppo si sta ignorando sempre più, diffondendo smodate abitudini alimentari scorrette e un approccio offensivo verso il cibo, fonte di nutrimento e rappresentanza di una cultura e una storia tramandata da generazioni, che non può e non deve essere ignorata.
Credits WWF Italia
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