Nonostante l’accordo definitivo sia rimandato al consiglio Ue di Giugno, dopo che il 6 maggio la commissione avrà presentato il suo Fondo per la ripresa, su mandato dei leader Europei, e sarà su quella proposta che inizierà il negoziato vero, oggi si parla molto di recovery fund, ma siamo sicuri di conoscerlo esattamente?
La domanda che bisognerebbe porsi è: cos’è il recovery fund, e perché servirà per combattere la crisi economica peggiore dal secondo dopoguerra?
Non è semplice addentrarsi nei meandri dell’economia, inizialmente può dar mostra di sé come di una materia astrusa, nonostante ciò conoscerne i meccanismi è particolarmente affascinante, e sotto alcuni aspetti può risultare anche semplice.
Così, poiché si viene quotidianamente bombardati da opinioni altrui (provengano esse da politici o giornalisti poco importa) io voglio andare un po’ contro corrente e fornire ai nostri lettori gli strumenti necessari che gli consentiranno di formare la propria opinione, e decidere così, in piena autonomia se bocciare o meno tale misura.
Tenendo a mente che molti elementi verranno stabiliti successivamente, cominciamo a porre le basi così da non farci trovare impreparati quando tale strumento troverà concreta applicazione.
Partiamo dal termine utilizzato, recovery fund; chiaramente un termine di origine anglosassone che tradotto letteralmente sta a significare fondo di recupero. Effettivamente si tratta di un vero e proprio fondo creato ad hoc per emettere i così detti recovery bond, ossia dei titoli di debito che verranno utilizzati come strumento per raccogliere liquidità sul mercato, la stessa liquidità che verrà successivamente distribuita ai governi maggiormente in difficoltà a causa del Covid-19.
Ed eccoci arrivati al secondo punto da definire, cosa sono i titoli di debito? In finanza, i così detti titoli di debito sono dei titoli che vengono emessi sul mercato da parte di chi, trovandosi momentaneamente in difficoltà economica ha urgente bisogno di liquidità, e successivamente acquistati dai risparmiatori. Ovviamente tale forma di prestito avviene per un tempo stabilito concordato tra i creditori e i debitori ed alla scadenza del tempo il debitore dovrà rimborsare al creditore oltre al capitale ricevuto anche un interesse. Classico esempio di titoli di debito viene rappresentato dai titoli di stato.
Nei giorni scorsi si è sentito parlare di un’altra categoria di titoli di debito, i così detti eurobond, i quali però sono stati bocciati da gran parte dei Paesi del Nord- Europa; la domanda che sorge spontanea è: quali sono le differenze tra eurobond e recovery bond? Perché i primi sono stati bocciati, mentre i secondi approvati? La differenza è semplice, infatti con gli eurobond si assisterebbe ad una mutualizzazione dei debiti esistenti degli Stati membri dell’Eurozona, con la conseguenza che un soggetto, emettendo titoli di debito comuni, gli eurobond appunto, raccoglierebbe dei fondi tra i paesi dell’area dell’euro. Dopodiché, in una delle interpretazioni più comuni (non c’è uno schema univoco, non essendo mai nati), impiegherebbe queste risorse per comprare titoli di debito di un singolo paese, per esempio Btp nel caso dell’Italia. Così, un eventuale default di uno Stato membro andrebbe a gravare sulle spalle di tutti gli altri. La logica sottesa ai recovery bond è, invece, totalmente differente poiché si baserà sull’emissione di nuovi titoli di debito la cui raccolta girerà attraverso trasferimenti ai paesi in difficoltà evitando in tal caso che i Paesi meno indebitati si facciano carico anche del debito pregresso dei Paesi del Sud.
Molti aspetti – dall’importo del fondo all’uso del denaro – restano da definire, mentre ciò che sembra certo è che il recovery fund verrà totalmente garantito dal bilancio Ue, per questo motivo il Consiglio ha affidato alla Commissione Ue il compito di presentare una proposta che legherà il fondo al bilancio, tecnicamente definito Quadro finanziario pluriennale.
Chiariti alcuni punti nodali, rimaniamo in attesa di sviluppi!
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