La domenica mattina, mi capita ancora talvolta di accendere la TV e trovo riproposte le puntate di “Casa Vianello”. La sit-com che ci ha accompagnato per tantissimi anni con protagonisti Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Vicende paradossali oppure semplici scampoli di vicende e ambientazioni, dialoghi “di famiglia”, interpretati con elegante maestria da Raimondo Vianello – eterno farfallone – e la sua dolce metà, Sandra, irrequieta e inossidabile donna alla ricerca di una vita meno monotona. Storie, come detto semplicissime, anche banali, con evoluzioni, spesso scontate, ma che rilassavano e ancor oggi lasciano il sorriso sulle labbra.
Quanto mi manca quella semplicità. Oggi mi sembra tutto forzato, una ricerca continua a voler trovare la battuta – spesso volgare – per copioni e sceneggiature inconcludenti ma pretenziose, che scomodano nomi e riferimenti storici, di un’arte che in realtà è latente. Far ridere con eleganza e maestria appartiene a pochi eletti. Vianello ne era maestro.
Un personaggio simpatico, imprevedibile e sornione, ironico, dolce ma anche pronto a sferrare la battuta. La sua capacità d’interpretazione era qualcosa che non risentiva e non necessitava di ambienti, si concentrava sulla sua fisionomia e espressività, che erano quel tocco in più, riconoscibile ed indimenticabile.
Se ne è andato a 87 anni, il 15 aprile del 2010 e poco dopo, la sua inseparabile Sandra lo ha seguito. Romano del ’22 era uno sportivo e da sempre la sua passione era il calcio. Aveva anche militato in squadre amatoriali fino a quando si dedicò completamente alla recitazione – pur non abbandonando mai il “pallone”. Giocava sempre appena poteva e questa cosa durò fino a poco tempo prima della morte, in un campo di periferia, dove si divertiva ancora a “correre” dietro al pallone insieme a quelli che sarebbero potuti essere i suoi nipoti. Iniziò con la Rivista, l’avanspettacolo e aveva avuto la possibilità di farlo proprio con Garinei e Giovannini.
Ha avuto la possibilità di lavorare con Totò, poi conobbe e Ugo Tognazzi con il quale fece coppia per tantissimo tempo segnando le più divertenti pagine della commedia all’italiana. Parteciparono a film e trasmissioni segnando con la loro garbata televisione un punto massimo di umorismo e amicizia. Un amicizia che andò oltre il lavoro anche dopo la loro separazione artistica. Ugo Tognazzi iniziò a lavorare sul cinema impegnato e lasciò Raimondo Vianello a doversi reinventare e trovare una nuova collocazione nel Mondo dello Spettacolo. Cosa che non tardò a realizzarsi.
Con “Casa Vianello” che andò in onda (e va ancora in onda) dal 1988 al 2007 i coniugi Vianello narrano le vicende tragicomiche di casa, del condominio, dei vicini, delle improbabili attrici che si propongono a Raimondo, che ovviamente faceva con loro il cascamorto. La Sit-com all’italiana, con Sandra sempre alla ricerca di nuovi stimoli per una vita troppo piatta… “Che Barba che noia, che noia, che barba”… che concludeva ogni puntata nel letto, mentre Raimondo leggeva il giornale sportivo.
Le sue apparizioni televisive si concretizzarono anche quale conduttore televisivo, con zig-zag, il gioco del 9, poi con il suo sport preferito, il calcio, “Pressing” dal 1991 al 1999 e poi quale opinioinista per altri sette anni. Ha condotto il Festival di SanRemo nel 1998 con la bellissima Eva Erzigova coronando un sogno e al contempo regalando in una manifestazione seriosa qualche sorriso in più.
Una storia artistica e umana senza paragoni, meravigliosa unica. Un uomo, una persona come è inevitabile nell’esistenza di ognuno. Anche in questo caso è memorabile una sua battuta: “Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare, farei esattamente tutto quello che ho fatto. Mi risposerei anche. Con un’altra, naturalmente”.
Per il suo funerale fu allestito un palco di fronte alla chiesa del quartiere, esattamente sul campo di calcio in cui aveva giocato per tanti anni, con tutti i ragazzi del quartiere.
Quel campo si chiama oggi “Raimondo Vianello”. Tutto torna…
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