Essere genitori è la cosa più bella del mondo. Se ti piace la condizione di genitorialità. Spesso però si avrà a che fare con i capricci dei bambini. In queste situazioni ci sono delle regole da seguire. Regole che semplificano non solo la vita ordinaria, ma che senza alcun dubbio aiuteranno il bambino a crescere.
Non importa la ragione del capriccio, l’espressione della rabbia attraverso un gesto di forte emotività fa parte del suo normale sviluppo, che in genere segnala l’inizio dell’autonomia. E solo una fase di passaggio. Ecco alcune regole da considerare:
Rimanere calmi
Un atteggiamento tranquillo aiuterà il bambino a calmarsi: gli adulti trasmettendo calma possono controllare la situazione. Il bambino anche quando piange osserva, e dalle reazioni, capisce come potersi comportare. Inoltre, il bambino deve sentirsi compreso, sentendosi capito, impara così a riconoscere le proprie emozioni e piano piano, crescendo, riesce a gestirle….
ignorare:
Qualora si decidesse di ignorare il bambino, lasciandolo da parte, non si deve rispondere, ne reagire alle provocazioni ed intemperanze e più che urlargli contro è meglio fingere di disinteressarsene: urlare e reagire nervosamente possono solo alimentare un’atmosfera negativa e tra le altre cose, il bambino recepisce dalla situazione solo un segnale negativo. La mancanza di attenzione è da usarsi solo quando c’è un atteggiamento ostile, che non va subito attaccato.
confinare:
Se necessario, ove non funzionasse la pratica sopra descritta e ci fosse bisogno di una “strigliata”, è bene portare il bambino in una stanza lontano da tutti gli altri (mai rimproverarlo davanti agli amici, si potrebbe creare una situazione d’imbarazzo e di derisione che crea in lui insicurezza). La sgridata a quattro occhi ristabilisce i valori in campo, chi è il genitore e chi il figlio. Dovrebbe riportare calma nell’ambiente.
Lascia un po ‘di tempo:
Quanto sopra riportato deve essere l’azione estrema. Normalmente, dopo averlo fatto sfogare ben bene, ed avergli dato il giusto tempo per calmarsi, tutto dovrebbe autonomamente rientrare. Ci potrebbe essere un periodo di silenzio o offesa. Il pianto e il singhiozzo servono e aiutano a fargli riprendere contatto con la realtà. L’adrenalina, la carica emotiva deve poter spegnersi. Ma poi deve subentrare il dialogo, ascoltare e spiegare le ragioni di un diniego. Esserci sempre, ascoltare e parlare, comprendere le richieste e spiegarne le ragioni del non accettare il capriccio.
La parola Capriccio diventerà poi “Richiesta“. Quanto sopra descritto è la base di ogni rapporto genitore figlio: dialogo fatto di ascolto e comprensione. Immedesimarsi nei problemi adolescenziali è la migliore mossa per non essere allontanati, scartati, eliminati dal loro mondo. Quello che da piccoli sono capricci diventano barriere/aggressività/allontanamento. I figli si stanno evolvendo e non sono più disposti a seguire quanto loro imposto. C’è una vera e propria sfida quotidiana, dove c’è un dare ed una avere continuo tra i genitori e i figli. Una situazione di compromesso per proteggerli senza imbrigliarli, per farli crescere evitando loro pericoli Però in questa sfida evolutiva rimane fondamentale il dialogo e la comprensione ora reciproca. Ma mentre quella di una padre/madre è abbastanza naturale, il figlio deve avere la buona volontà di esserci. Questo si costruisce giorno dopo giorno sin da piccoli.
Non chiudere il dialogo: tranquillità e comprensione:
Non bisogna mai chiudere al dialogo con i propri figli. Bloccare atteggiamenti non ideali è un conto, farlo sfogare oppure rimproverarlo è giusto e necessario, in ogni caso non chiudere mai al dialogo. Passato del tempo – nella giornata – far capire al bambino che la presenza c’è e ci sarà sempre. Che si è disponibili a trovare una soluzione e che l’atteggiamento assunto non porta da nessuna parte. La fermezza, ma anche le coccole saranno l’atteggiamento più opportuno a ripristinare l’armonia (senza soggiacere a quelle famose richieste fatte, oggetto della contesa).
Spiegare chiaramente:
Parlare tranquillamente pur rimanendo fermi nei propri limiti. Rimanendo calmi usando parole semplici e chiare per spiegare le proprie ragioni. La comprensione è la chiave della comunicazione.
Si ha il dovere di far capire al bambino che il suo comportamento è inaccettabile. Spiegarsi bene senza apparire “malvagio”, e senza fargli perdere la fiducia in se stesso.
Educare con sensibilità:
Insegnargli ad esprimere i propri sentimenti, spiegare che l’irritazione è normale, aiutare a trovare i modi più appropriati per comunicare rabbia e frustrazione. E poi vedrai che tutto verrà da se.
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