Rischio idrogeologico Italia: cos’è e cosa comporta

Il territorio italiano, a causa delle sue caratteristiche geologiche, morfologiche e idrografiche, è naturalmente predisposto a fenomeni di dissesto quali frane e alluvioni. L’azione dell’uomo, spesso sconsiderata, altera il territorio contribuendo ad aggravare la situazione. Soltanto negli ultimi anni in Italia è cresciuta la consapevolezza che non basta intervenire dopo che si sono verificati i fenomeni. Bisogna infatti prevenire il rischio di dissesto idrogeologico con interventi adeguati.

La Regione Emilia-Romagna, con quasi 80.000 fenomeni censiti, è la seconda in Italia dopo la Lombardia per diffusione ed estensione di frane sul proprio territorio (Rapporto sulle frane in Italia: ISPRA 2007). La fragilità morfologica del territorio non è esclusiva solo delle aree su cui le frane sono conclamate ma interessa anche lunghi tratti di infrastrutture viarie, che, in occasione di fenomeni meteorologici particolarmente intensi, subiscono con notevole frequenza danni di varia gravità per smottamenti di varia estensione. Questo è legato in buona parte alla complessità del territorio e, proprio per questo motivo, lungo tutta la penisola è stato calcolato il rischio idrogeologico. Per dare una definizione più precisa di cosa sia il rischio idrogeologico, riportiamo quella fornita dalla Protezione Civile: “Il rischio idrogeologico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli pluviometrici critici lungo i versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua della la rete idrografica minore e di smaltimento delle acque piovane.”

Il rischio idrogeologico può essere definito come il prodotto tra la pericolosità legata a un evento idrogeologico e i potenziali danni che causerebbe a persone e/o infrastrutture (cioè l’esposizione). In altre parole, una zona può avere – ad esempio –  un’altissima pericolosità frane, ma se è completamente disabitata e senza edifici il suo rischio sarà molto basso perché si va a ridurre drasticamente l’esposizione. Come riportato anche dall’ISPRA in un comunicato stampa, il 16,6% del territorio italiano si trova nelle aree con pericolosità per frane e alluvioni molto alta (50 mila km2). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata. Attualmente le aree maggiormente a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. Ci sono poi 9 regioni nelle quali il 100% dei comuni sono a rischio idrogeologico: parliamo di Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria. Leggermente migliori Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e la Provincia di Trento, dove questa percentuale si abbassa dal 100% al 90% dei comuni.

Tirando le somme, secondo i dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) il 91% dei comuni italiani è a rischio: parliamo di oltre 3 milioni di nuclei familiari, per un totale di oltre 7 milioni di persone. Di queste, circa un milione vive in aree dalla pericolosità frane che va da elevata a molto elevata. Con il DPCM 20 febbraio 2019 è stato approvato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, per proteggere il suolo attraverso differenti programmi ed obiettivi. Nel 2021 (DL 77/2021), invece, sono stati introdotti i Commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico, con competenze in materia e con responsabilità sugli interventi da attuare. La situazione dunque, può migliorare, se si effettuano lavori di adeguamento e ristrutturazione dei corsi d’acqua o interventi per stabilizzare pendici di montagne e colline, attività di rimboschimento e di consolidamento dei terreni (leggi anche Rapporto Onu: il surriscaldamento globale mette a rischio l’umanità ). 

https://www.protezionecivile.gov.it/it/approfondimento/descrizione-del-rischio-meteo-idrogeologico-e-idraulico/

 

 

 

 

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