Smart working, proroghe e ambiente

Proroga allo smart working, da oggi 28 febbraio si potrà riottenere il lavoro agile fino al fino al prossimo 30 giugno e con differenze a seconda del settore.

smart working

Lavoro agile

Lo smart working o anche chiamato lavoro agile si è inserito con maggior rilievo nel panorama italiano con l’avvento della pandemia da Covid-19, rivelandosi la soluzione ideale per conciliare le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria con la necessità di assicurare la continuità del proprio impiego.

Ma è importante chiarire cosa si intende per smart working e la sua differenziazione dal telelavoro.

Nell’ordinamento italiano, lo smart working viene definito come «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.»

Dunque, quel che è stato inserito nella nostra quotidianità come una forma “emergenziale” rientra in realtà in un quadro più ampio di una vera e propria filosofia manageriale, un nuovo approccio lavorativo che si basa su 4 pilastri fondamentali: processi e organizzazione, tecnologia e spazi di lavoro, cultura e competenze.

Mentre, per telelavoro si intende una prestazione lavorativa effettuata regolarmente dal lavoratore al di fuori della sede di lavoro, regolamentata diversamente anche da un punto di vista contrattuale, dove la forte differenza la si trova in termini di flessibilità e autonomia.

Decreto Milleproroghe

Vista l’ampia richiesta di lavori da remoto, continuano le proroghe da parte del governo, difatti, dalla giornata di oggi 28 febbraio fino al 30 giugno 2023, sia lavoratori e lavoratrici fragili, sia chi ha figli con meno di 14 anni a carico potranno tornare a lavorare in smart working.

Nel caso dei privati questo avviene per entrambe le categorie di lavoratori, a condizione che la prestazione lo consenta e solo in alternanza con il lavoro in presenza, in una condizione inoltre, tale che, nel nucleo familiare non vi sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito o che non vi sia genitore non lavoratore, la proroga dunque, non garantisce un ritorno da remoto al 100%.

Questo diritto al lavoro agile era terminato lo scorso 31 dicembre, tuttavia, questa proroga non è estesa nella sua interezza nella pubblica amministrazione, dove il provvedimento esclude chi ha figli con meno di 14 anni a carico. In ambito pubblico vale quindi esclusivamente per i lavoratori “fragili”, dove il lavoro agile viene riconosciuto anche in caso di incompatibilità delle mansioni con il lavoro da remoto, il lavoratore può essere adibito ad un’altra mansione consona al suo impiego, nella medesima area di inquadramento, senza alcuna decurtazione retributiva.

Smart working e ambiente

Il lavoro a distanza non porta benefici solo in termini professionali, bensì è stato stimato come questo sia un toccasana anche da un punto di vista ambientale.

Secondo lo studio Enea, sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento nel quadriennio 2015-2018, pubblicato sulla rivista internazionale Applied Sciences, è emerso che il lavoro agile permette di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore (-40%).

Inoltre, ci sono anche notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio).

Una riduzione notevole si tradurrebbe anche in termini di ossidi di azoto a persona, al giorno così come di monossido di carbonio.

Un quadro, dunque, che mette lo smart working in un’aspettativa che lo destini a diventare una modalità di lavoro sempre più diffusa, visti i suoi benefici in termini di business e ambiente.

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