Dopo la scomparsa di Sean Connery, avvenuta ieri, ci lascia un altro grande del cinema e del teatro. A dipingere di nero il “giorno dei Morti” ci pensa la notizia della scomparsa di uno degli attori e scrittori più amati del teatro italiano, Gigi Proietti. Lui che era solito fare ironia sulla giornata che viene simbolicamente indicata come la data della commemorazione dei defunti, che coincideva proprio con il giorno del suo compleanno.
Attore, autore, comico, direttore artistico, doppiatore, perfino conduttore televisivo, cantante ed insegnante di teatro in una carriera strepitosa. Da sempre simbolo della “romanità” e capace di rappresentarla in una maniera unica nel suo genere, con passione e divertimento, Gigi Proietti ha vissuto una vita all’insegna dell’arte, mettendo lo sviluppo del teatro al centro dei suoi interessi.
Era ricoverato in ospedale, nel massimo del riserbo, da ormai una quindicina di giorni, in seguito ad alcuni problemi cardiaci. Aveva già sofferto in passato di problemi di cuore ed aveva avuto un attacco anche molto di recente. Riguardo le celebrazioni, si parla di esequie pubbliche, ma con accessi che saranno contingentati.
A riprova del suo impegno anche civico, era stato, poco tempo fa, la voce dello spot della Polizia di Stato nello spot sulle misure precauzionali per il coronavirus, nelle quali si rivolgeva soprattutto al pubblico anziano, raccomandando di rimanere in casa e aggiungendo, con la sua solita ironia, che “prima finisce tutto, prima ce ne andremo ndo ce pare“.
Quest’estate aveva presentato la stagione estiva del Globe Theater di Roma, in villa Borghese. L’idea stessa della costruzione del teatro, fedele rappresentazione dell’originale londinese costruito in periodo elisabettiano, era stata proprio di Proietti, che ne svolgeva la direzione artistica fin dal giorno d’inizio dell’attività del teatro. L’attore non aveva mai nascosto la sua passione sconfinata per il maestro britannico e con cui condivide il destino di andarsene nel giorno del proprio compleanni, coincidenza triste, ma che per gli amanti di simboliche coincidenze, traccia un filo rosso che lega i due maestri.
Viene difficile scegliere quale citare i tantissimi successi cinematografici, teatrali e non solo, che hanno reso grande il maestro Gigi Proietti, ma sicuramente tra questi figura il ruolo di scommettitore incallito con Mandrake in Febbre da Cavallo, che forse per la prima volta ne ha sancito la celebrità verso il grande pubblico. Gli sketch storici, tra i quali figurano “il lonfo”, “er cavaliere Nero”, “la telefonata”, erano stati riportati in tour nel 2017, con lo spettacolo Cavalli di battaglia.
Unanime il cordoglio, con messaggi provenienti da ogni ambito artistico e non. Lo ricorda il Presidente Mattarella, volendone evidenziare l’attenzione e sensibilità “alle istanze delle fasce più deboli ed al rinnovamento della società”. Tra i tanti, particolarmente toccante è il saluto di Pierfrancesco Favino, che, con una poesia in romano, proprio come quelle di Trilussa che tanto Proietti ha amato e recitato, spiega tutta l’ammirazione ed il dispiacere che il mondo della rappresentazione teatrale e cinematografica vive nei confronti di uno dei più grandi.
La pubblichiamo qui e ci aggiungiamo al saluto.
“Però ‘n se fa così, tutto de botto.
Svejasse e nun trovatte, esse de colpo a lutto.
Sentì drento a la panza strignese come un nodo
Sape’ che è la mancanza e nun avecce er modo
de ditte grazie a voce pe’ quello che c’hai dato
pe’ quello che sei stato, perché te sei inventato
un modo che non c’era de racconta’ la vita
e ce l’hai regalato così un po’ all’impunita,
facendo crede a tutti che in fondo eri normale,
si ce facevi ride de quello che fa male,
si ce tenevi appesi quando facevi tutto,
Parla’, balla’, canta’, pure si stavi zitto.
Te se guardava Gi’, te se guardava e basta
come se guarda er cielo, senza vole’ risposta.
All’angeli là sopra faje fa du risate,
ai cherubini imparaje che so’ le stornellate,
Salutece San Pietro, stavolta quello vero,
tanto gia’ ce lo sanno chi è er Cavaliere Nero.”
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