Telegram down: l’app finisce ancora offline, dall’Europa al Medio Oriente

Social network e app di messaggistica hanno cambiato il modo in cui milioni di persone comunicano, ma non mancano le ripercussioni legate alla gestione dei dati e, di conseguenza, alla privacy degli utenti, come dimostra il caso che sta catalizzando l’attenzione nelle ultime settimane riguardo a Facebook e la società di analisi Cambridge Analytica.

Da tempo, tuttavia, esistono degli strumenti di comunicazione che hanno fatto la propria fortuna puntando sulla privacy attraverso la crittografia delle comunicazioni. E’ il caso di Telegram, che nelle ultime ore ha registrato una nuova serie di disservizi che hanno impedito a milioni di utenti in diverse parti del mondo di comunicare attraverso l’app.

Non è la prima volta che Telegram finisce offline, soprattutto in questi ultimi mesi. L’ultima volta era avvenuto ad inizio marzo, quando gli utenti dell’app avevano riportato problemi di connessione che in molti casi impedivano di inviare messaggi, ma lo stesso era avvenuto a febbraio. Questa volta i disservizi si sono protratti per alcune ore e hanno coinvolto milioni di utenti dall’Europa al Medio Oriente, impossibilitati ad effettuare il log in.

L’attenzione si è quindi spostata sull’account Twitter ufficiale di Telegram, dove è stato confermato il problema e la società ha condiviso un tweet nel quale spiegava di essere al lavoro per scoprire la causa e trovare una soluzione. A breve distanza è seguito un tweet del fondatore dell’app, Pavel Durov, che ha confermato come la causa sarebbe stata l’assenza di energia ad un gruppo di server.

Da poche ore, tuttavia, la situazione sembra essere stata risolta come confermato anche da una serie di messaggi condivisi dall’azienda. Questi disagi arrivano a pochi giorni dalla conferma di un importante traguardo raggiunto da Telegram, che ha segnato il raggiungimento dei 200 milioni di utenti attivi a livello globale. Un successo raggiunto grazie alle caratteristiche che dal principio contraddistinguono l’esperienza offerta agli utenti, prima fra tutte la crittografia end-to-end dei messaggi.

Ma non mancano anche le difficoltà che negli ultimi tempi Telegram sta affrontando. Risale a febbraio, ad esempio, l’episodio che ha visto l’App Store di Apple rimuovere l’applicazione, a causa della condivisione di materiale pedopornografico da parte di alcuni utenti. In quel caso, tuttavia, la situazione si è risolta in breve tempo. Ma la partita più importante è quella che si sta giocando in Russia. Nel paese in cui Telegram è nato, le autorità hanno imposto a Telegram di fornire i codici per decifrare le comunicazioni tra i suoi utenti per rispettare la legge anti-terrorismo approvata nel 2016, in mancanza dei quali il servizio verrà definitivamente sospeso all’interno dei confini russi.

Non è servito neanche il ricorso alla Corte Suprema che ha respinto le richieste di Telegram. La società ha confermato che presenterà un appello alla sentenza della Corte Suprema, ribadendo l’intenzione di non cedere alle richieste delle autorità russe per proteggere la privacy e la libertà dei suoi utenti. Staremo a vedere i prossimi sviluppi.

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