Il 2020 regala il proprio colpo di coda proprio allo scadere. Non si è potuto nemmeno riporre adeguata speranza riguardo l’arrivo dei vaccini, speranza che aveva finalmente colorato un periodo che si può definire senza titubanze grigio, a partire da marzo, che giunge la notizia di un forte terremoto con epicentro a pochi chilometri da Zagabria, in Croazia. Le immagini degli edifici in rovina hanno riportato alla mente le immagini tanto dolorose dei paesi abruzzesi tra il 2016 e il 2017, adagiando un ulteriore pannello di negatività tra noi ed il 2021.
Il terremoto è stato seguito a breve distanza da un altro terremoto, questa volta in Italia. L’epicentro è stato vicino a Verona, con la scossa percepita in tutto il nordest e in buona parte della Lombardia e dell’Emilia-Romagna settentrionale. Sono state tre, per la precisione, le scosse susseguitesi nel veronese, con la più violenta che ha raggiunto magnitudo 4.4. Il magnitudo del terremoto di Zagabria è stato invece di 6.6 ed è stato percepito fino alla Campania.
Immediatamente era stata formulata una correlazione tra i due fenomeni, per la vicinanza temporale dei due eventi e per il fatto che entrambi siano stati causati dall’avvicinamento della placca europea alla placca africana, che ha prodotto una serie di successivi piccoli movimenti tra le microplacche, come quella adriatica.
L’ipotesi, tuttavia, è stata smentita. Come detto, il fenomeno alla base dei due eventi è il medesimo, ma non è sufficiente per dichiarare i due fenomeni collegati. Un rapporto di causa-effetto può esservi, a seconda della forza del terremoto, tra eventi sismici che hanno epicentro a distanza di 100, a volte persino 150 km, ma la distanza intercorrente tra gli epicentri in questione è di oltre 300 km, eccessiva per poter immaginare una correlazione.
L’episodio ha ricordato che la sismicità non è una prerogativa del centro Italia. È stato infatti spiegato come anche la zona intorno a Udine e alle Alpi contigue rappresenti un grosso pericolo, al pari del lago di Garda e del Basso Veronese. In generale, gli indicatori a cui si fa affidamento per calcolare il rischio sismico di un luogo sono: la pericolosità, la vulnerabilità e l’esposizione. Il primo indicatore serve a calcolare la frequenza dell’attività sismica, il secondo riguarda invece la tenuta delle costruzione e la suscettibilità a subire danni di tipo fisico, mentre l’esposizione riguarda la suscettibilità a subire danni socio-economici.
È possibile calcolare il rischio sismico del proprio comune qui.
Sebbene l’area del Veronese non sia considerata come ad alto rischio sismico, storici e sismologi collocano proprio qui l’apocalittico terremoto del 1117, documentato da diverse fonti e considerato il più distruttivo di sempre ad aver luogo in Italia. Nel frattempo, Trenitalia ha interrotto temporaneamente i servizi da e per Verona ed è stato alzato il grado d’allerta nella provincia. È infatti stata stimata la possibilità che abbia luogo nei prossimi 2-3 giorni un terremoto superiore a magnitudo 5.5 all’1% circa. Fino a prima del terremoto, la probabilità era circa dello 0,001%.
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