Quattro cifre che rendono il cellulare di Tiziana Cantone inviolabile. Quattro cifre che bloccano, ormai da tempo, le indagini sul suicidio della ragazza divenuta suo malgrado vittima di se stessa, dopo che i video hard girati per la sola visualizzazione privata sono divenuti virali nella Rete. Prima di togliersi la vita con un foulard legato al collo nella casa di sua zia, aveva inviato diversi messaggi dal suo iPhone, un device creato per essere accessibile solo a chi conosce la password impostata.
La Procura di Napoli non ha quindi alcun modo di poter entrare nei dati di quel cellulare, con il codice di sblocco conosciuto solo dalla ragazza deceduta. Per ora si hanno solo le testimonianze e le perizie eseguite sugli cellulari con sistema Android, come quello del suo ex fidanzato, Sergio Di Palo. Ora il PM Rossana Esposito ha inviato la sua rogatoria oltre oceano, negli Stati Uniti, tramite il Dipartimento di giustizia dell’Ambasciata di Roma, rappresentata da una funzionaria del Governo americano con la quale il pm è in costante contatto. L’accettazione da parte di Apple non è scontata come avvenuto in passato per casi analoghi anche se senza indagini in corso. Potrebbe anche accadere che il Colosso di Cupertino invece di fornite il codice per lo sblocco, richieda indietro il device per poterlo aprire e fornire direttamente i dati necessari alle indagini.
Per Apple infatti, fornire i codici segreti sono una vera e propria violazione della Privacy. Basti pensare al rifiuto di permettere di accedere al cellulare del terrorista di San Bernardino, accesso poi eseguito grazie a tecnologie israeliane.
Al momento le indagini continuano e si fa leva sulla testimone chiave Teresa Petrosino, giornalista di una emittente locale e amica della vittima. Si tratta dell’unica testimone ad aver raccontato le confidenze avute da Tiziana prima del suicidio, con le intenzioni di cambiar vita e nome come già richiesto alla Prefettura. Aveva anche denunciato quattro ragazzi indagati poi per diffamazione, ma non aveva mai detto il nome dell’uomo con cui aveva girato il video divenuto virale «Stai facendo un video, bravo», rintracciato poi però dalla procura.
A breve il memoriale che la madre di Tiziana, Teresa Giglio (Giglio era proprio il cognome richiesto da Tiziana nel cambio identità) deve depositare in Procura. La donna ha accusato Di Palo di aver plagiato la figlia e di averla costretta a girare i video. Il suo avvocato spiega: “Molte cose la signora Giglio le ha già raccontate agli inquirenti, ma ci sono anche circostanze che è giusto vengano rese note perché non sono mai state dette in modo da delineare. Sono poche le confidenze che la madre ha ricevuto da Tiziana”.
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