Si è fatta chiarezza sui responsabili e sulle cause della tragedia di domenica scorsa, avvenuta sulla funivia che collega Stresa al monte Mottarone e che ha provocato la morte di 14 persone.
Gabriele Tadini, il caposervizio delle funivie in servizio domenica mattina, ha ammesso di essere a conoscenza del pericolo che la cabina stava correndo. Questa non aveva entrambi i forchettoni inseriti sui freni d’emergenza, e infatti, gli investigatori hanno da poco ritrovato il secondo forchettone sotto una lamiera che si era staccata dalla cabina. I soggetti a conoscenza della manomissione erano anche Luigi Nerini, il gestore ed Enrico Perocchio, direttore d’esercizio e ingegnere della Leitner. Stando a testimonianze e indagini quindi, il freno è stato consapevolmente manomesso, con l’obiettivo di evitare ulteriori guasti o disservizi e perché più profittevole. I tre fermati sono ora accusati, dalla procura di Verbania, di omicidio colposo plurimo perché: “omettevano di rimuovere i forchettoni rossi aventi la funzione di bloccare il freno, destinato a prevenire i disastri, così cagionando il disastro da cui derivava la morte delle persone”. Interviene anche la procuratrice capo, Olimpia Bossi, incaricata di coordinare le indagini dei carabinieri, la quale comunica il rischio di 10 anni di carcere per i tre, responsabili anche di lesioni gravissime e di aver rimosso sistemi finalizzati a prevenire infortuni e disastri. Si attende nelle prossime 48 ore la convalida del fermo per i tre indagati.
Il problema iniziale della funivia era collegato ad una anomalia con cui i tecnici combattevano dal 26 aprile, il giorno della riapertura dell’impianto. I freni scattavano e bloccavano all’improvviso la cabina, costringendo i tecnici stessi, a ripetuti interventi manuali. Di questo problema ne erano a conoscenza Tadini, Perocchio e Nerini. Nonostante l’intervento di una ditta di manutenzione, lo scorso 30 aprile, nessun problema fu effettivamente risolto. Fino al 2014 interventi di questo tipo erano affidati ad un manovratore a bordo della cabina, il quale fu però eliminato dal momento che erano pervenute “migliori tecniche” di risoluzione. Una manutenzione efficace avrebbe avuto la durata di settimane, troppe, a livello economico, per poter tenere l’impianto chiuso per così tanto tempo. Intanto le indagini proseguono, ma Perocchio nega di “di aver autorizzato l’uso dei forchettoni e di essere a conoscenza di questa pratica suicida”. Per avere ulteriori chiarimenti, già da oggi, esperti del Politecnico di Torino, potrebbero avere il via libera per effettuare analisi e valutazioni tecniche dell’impianto. Per quanto riguarda l’udienza di convalida del fermo, davanti al Gip, molto probabilmente verrà programmata per venerdì 28 maggio, giorno in cui avremo sicuramente ulteriori chiarimenti circa la vicenda e, rispetto a quanto detto dal procuratore Olimpia Bossi, non è escluso che vi siano altri colpevoli.
Oggi si terranno i funerali. in Israele, dei genitori di Eitan, il bambino sopravvissuto alla strage che ieri è stato estubato e sta riprendendo conoscenza. Nei prossimi giorni proseguiranno quelli delle altre vittime.
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