Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in risposta alle numerose critiche piovutegli addosso nel corso delle ultime settimane riguardo alla sciagurata gestione dell’emergenza Coronavirus, ha deciso di puntare il dito contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità, incolpando quest’ultima di non aver adempiuto correttamente i propri doveri.
Di conseguenza, secondo ancora quanto annunciato dal tycoon, gli Usa si trovano costretti a sospendere i finanziamenti destinati all’OMS.
Trump infatti ritiene che l’Organizzazione in parola abbia fallito nel denunciare per tempo l’entità della minaccia incombente, agendo anzi sottobanco al fine di celare le responsabilità del governo cinese.
Ed ecco che la decisione di Trump si rivela al pubblico in tutta la sua goffaggine: è ironico infatti che a muovere queste critiche sia proprio colui che fino all’ultimo momento ha negato ogni tipo di pericolosità di questa pandemia, paragonando fino allo sfinimento il Covid-19 ad una banale influenza e continuando a palesare in diretta televisiva, con tono marcatamente provocatorio, come egli stesso non rispettasse alcuna misura preventiva anti-contagio.
Risulta pertanto chiaro che la sospensione dei finanziamenti all’OMS sia parte di una campagna di comunicazione diretta riabilitare il proprio operato agli occhi del popolo a stelle e strisce, in modo tale da non perdere troppi punti nella corsa alle presidenziali che si terranno nel mese di novembre.
Le preoccupazioni di Donald Trump sono, oggi più che mai, legittime e giustificate. Difatti, secondo quanto rilevato dal alcuni sondaggi del paese, la maggior parte dei cittadini americani ritiene che quanto fatto dal Presidente da gennaio sino ad oggi non sia stato sufficiente a tutelare la salute della popolazione.
Questa opinione così diffusa potrebbe rivelarsi in futuro decisiva. Non è affatto difficile immaginare che la crisi legata al diffondersi del Coronavirus costituisca un’esperienza così forte da segnare nel profondo il corpo elettorale, e che quindi il malcontento da esso accumulato in questo periodo possa riverberare i propri effetti anche tra qualche mese.
Questa scelta, se davvero portata fino in fondo, avrebbe con ogni probabilità conseguenze a dir poco drammatiche, provocando un drastico calo nel livello di protezione della salute garantito dall’OMS.
A questo proposito occorre menzionare alcuni numeri, di per sé idonei a fotografare il rapporto intercorrente tra gli Usa e l’OMS e, conseguentemente, utili a rendere un’idea abbastanza chiara del significato dell’interruzione di tale rapporto.
Soltanto nell’anno passato gli Stati Uniti hanno versato oltre 400 milioni di dollari nelle casse dell’Organizzazione, il cui budget complessivo nell’arco temporale 2018-2019 ammontava a 6 miliardi. Questi dati dovrebbero essere sufficienti a svelare che l’America sia di gran lunga la più importante fonte di introiti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale quindi, non potendo più contare su tali somme, si troverebbe quasi sicuramente in una situazione di impossibilità materiale di eseguire con successo la propria missione.
Questa prospettiva è devastante, come spiegatoci dal docente di Salute Globale Lawrence Gostin, il quale afferma senza esitazioni che senza l’intervento dell’OMS la vita di moltissime persone sarebbe messa in pericolo, non solo nelle zone più povere, quale per esempio la zona subsahariana dell’Africa, ma anche negli Stati generalmente considerati più ricchi e avanzati, gli Usa su tutti.
L’auspicio consiste pertanto nel fatto che tali previsioni riescano a far sorgere un pizzico di buonsenso in chi di dovere, e che Trump possa così optare per un dietrofront che regalerebbe un sospiro di sollievo al sistema sanitario internazionale.
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