Un piano, pochi spicci promessi al complice omicida. Così inizia la storia di Riccardo Vincelli, che a sedici anni con poca voglia di studiare e una vita comunque agiata ha deciso di uccidere i genitori martedì nel cuore della notte. Una storia agghiacciante che si può solo immaginare negli occhi di Salvatore Vincelli, 59 anni e Nunzia Di Gianni, 45 anni che forse non hanno conosciuto la ferocia di un figlio armato di ascia, colpiti nel sonno. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, Riccardo avrebbe assoldato il suo amico Manuel per il suo piano dell’omicidio: 80 euro dati prima e mille promessi dopo il massacro.
Una storia che si è svolta in un piccolo paese del ferrarese, a Pontelagorino, frazione di Codigoro. Qui Riccardo vive con la sua famiglia, mentre il fratello maggiore di 25 anni vive a Torino. Forti i contrasti di una adolescente difficile, con problemi a scuola e scontri con i genitori, gestori di un ristorante a San Giuseppe. Non si sa bene quali fossero i suoi problemi, oltre alla forte oppressione per gli scarsi risultati scolastici.
Ha aspettato il giorno in cui i nonni partivano per andare a far visita ai parenti. Era tutto premeditato: il tutto si svolge nel cuore della notte e tra le 3 e le 5 del mattino i due ragazzi entrano nella camera dei genitori di Riccardo che dormono ancora. Li prendono a colpi di machete, fracassandogli il cranio. Parte poi il piano per sviare le indagini. Avvolgono le teste in sacchetti di plastica per non lasciare scie di sangue e spostano il copro di Salvatore in garage, mentre quello di Nunzia viene portato in cucina.
Inizia poi la scena del figlio addolorato e qui la parte più debole del piano: il suo alibi che prevede il dormire da un amico, senza poi andare a scuola. Alle 13 dà poi l’allarme chiama il 118, con voce concitata. Racconta di aver trovato i due corpi esanimi in garage e in cucina.
Parte l’interrogatorio per lui e per Manuel. Dopo 10 ore crollano, dopo contrasti nei racconti e imprecisioni che sono decisive. Confessano e portano i Carabinieri nella frazione dove avevano abbandonato gli abiti sporchi di sangue e un’ascia dentro un torrente. Nessun movente economico per i due ragazzi. Il figlio ha deciso di uccidere i genitori per i forti contrasti che avevano e l’amico, per amicizia appunto.
Il procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi conferma che “i due ragazzi hanno ucciso di comune accordo“. Prima del trasferimento in carcere, i due hanno anche ammesso di aver coperto i volti con i sacchetti di plastica perché “Non volevamo guardarli in faccia“. Uno spaccato di Italia che gela, e non solo per il freddo di queste giornate.
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