Questi ultimi sei mesi per WhatsApp, la celebre applicazione di messaggistica acquistata da Facebook, sono certamente stati molti importanti, avendo permesso alla società di raggiungere un traguardo importante, 1 miliardo di utenti attivi ogni mese nel mondo, e l’integrazione di tantissime novità, dalla crittografia end-to end per messaggi
e chiamate vocali, fino alla possibilità di scambiare documenti e molto altro ancora, novità pensate per migliorare l’esperienza degli utenti e rendere le comunicazioni ancora più sicure rispetto a quanto visto in passato.
WhatsApp, come già accaduto ad altri importanti colossi della tecnologia, continua a trovarsi al centro di questioni legate soprattutto ai rapporti con le autorità, in particolare riguardo alle richieste di collaborazione dei governi per fornire l’accesso a dati sensibili e comunicazioni tra gli utenti. Ed è proprio la mancata collaborazione di WhatsApp che, ancora una volta come già avvenuto nei mesi scorsi, ha portato un giudice in Brasile a imporre un nuovo
blocco dell’applicazione per 72 ore nel paese.
In Brasile, WhatsApp conta 200 milioni di utenti attivi che utilizzano l’app per comunicare, sia che si tratti di comunicazioni private che lavorative, ed è quindi evidente che bloccare l’accesso alla piattaforma si traduca in disagi non indifferenti per le persone, ma anche in disagi per la stessa società che si trova costretta a far fronte a situazioni del genere.
La decisione di bloccare nuovamente l’accesso a WhatsApp è stata presa dal giudice Marcel Montalvao, che già nei mesi scorsi aveva chiesto e ottenuto l’arresto del numero 1 di Facebook in America Latina, Diego Dzodan. Le motivazioni del giudice sono da ricercare nella mancata collaborazione di Whatsapp in merito ad un caso di traffico di droga. Il giudice ha così imposto il blocco di WhatsApp in Brasile per 72 ore, costringendo le principali compagnie telefoniche ad adeguarsi alla decisione, per evitare una multa pari a €124.000 al giorno.
Questa nuova decisione si inserisce in un contesto tutt’altro che semplice, e che sempre più spesso vede scontrarsi i principali big della tecnologia con i governi di mezzo mondo. I casi più eclatanti di questi ultimi mesi sono certamente lo scontro tra Apple e l’FBI in merito alla richiesta di sblocco di un iPhone 5C, e la decisione di Microsoft di portare il governo statunitense in tribunale, con l’accusa di violare la Costituzione.
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