Quando si pensa al Natale viene subito in mente l’atmosfera di luci colorate, gli abeti colmi di decorazioni, i regali da scartare e gli addobbi che ogni anno arrivano sempre prima a evidenziare negozi e balconi.
C’è il Natale rumoroso e luccicante di New York, c’è quello magico e incantato dei paesi nordici, c’è il non convenzionale e decisamente più caldo delle spiagge australiane.
In Italia la tradizione ci riporta a casa, alle tavole imbandite, ai dolci tipici e a friggere qualsiasi cosa la sera del 24 dicembre. La Vigilia di Natale in ogni paese si vive diversamente e per esempio in Polonia è il giorno più importante delle feste.
Si cena allo spuntare della prima stella.
Tradizione vuole che sotto la tovaglia venisse messa della paglia, come a simboleggiare la nascita di Gesù nella mangiatoia, ma ora viene più modernamente usata per decorare la tavola.
Si apparecchia sempre con un posto in più rispetto agli invitati, come in altre culture questo rappresenta l’ospitalità, l’accogliere il viaggiatore, il povero, la persona sola e soprattutto nel periodo successivo alla guerra era un modo per pensare in Polonia alle persone lontane, divise da confini, da visti da ottenere e da tante difficoltà.
La tavola viene preparata con i piatti tradizionali che cambiano di regione in regione, sempre di magro come tipico del cattolicesimo, vengono servite 12 portate, come il numero degli apostoli .
La zuppa rimane sempre il modo preferito per iniziare la cena e molto gettonata è quella di rape rosse (barszcz) che viene servita con le uszka (che significa orecchiette ), dei piccoli tortellini preparati con meno uova rispetto all’impasto di quelli italiani. Il ripieno è rigorosamente fatto di funghi ,che vengono anche aggiunti secchi al brodo, per dare una sfumatura in più alla dolcezza delle rape.
Come altro piatto di festa in tavola non può mancare una porzione di pierogi (si pronuncia pieroghi), che sono dei grandi ravioli a forma di mezzaluna, riempiti di patate aromatizzate con un po’ di cipolle, cotti in acqua bollente e poi ripassati in padella .
Non si possono dimenticare i dolci polacchi!
Quello preferito di Chopin era il piernik, una sorta di pan d’epice fatto con miele, zenzero, cannella e noce moscata, ricetta medievale tipica di Torun, la città di Copernico.
Quello invece preferito da Karol Wojtyla era il kremówka, due strati di deliziosa pasta sfoglia con panna e crema, tipico della sua città natia Wadowice, a sud della Polonia circa 50 km da Cracovia .
Anche la vigilia ha i suoi dolci tipici tradizionali come i makielki, i moczki e la kutia, tutti dolci che contengono il papavero, simbolo di abbondanza e spesso vengono arricchiti da miele e frutta secca. Viene servita in tazza una composta di frutta secca dall’aroma di prugne affumicate.
Come preparare la KUTIA
1 bicchiere di orzo perlato bollito
1/2 bicchiere di semi di papavero
0,5 Lt di latte
qualche cucchiaio di miele
50 gr di uva passa
50 gr di noci sgusciate
50 gr di nocciole sgusciate
50 gr di petali di mandorle
1 cucchiaio di bucce di arancia candite
Bollire i semi di papavero nel latte, filtrarli e farli passare due volte nel tritacarne. Mescolare con l’orzo perlato. Aggiungere l’uva passa scottata in acqua bollente, le noci tritate e i petali di mandorle. Condire a piacere con il miele e i canditi. Si può aggiungere anche altra frutta secca: albicocche, purgne e fichi. Una volta nella preparazione della kutia si utilizzavano chicchi di grano cotti.
Wesołych Świąt!
si ringrazia L’ Istituto Polacco di
Roma e Open Mind Consulting
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