Il Festival di Sanremo è terminato da poco più di una settimana, e noi per La Ragnatela News abbiamo avuto l’onore di intervistare telefonicamente un duo che può vantare in carriera di far parte dell’albo d’oro della prestigiosa manifestazione canora italiana. Loro sono Fabio Ricci e Alessandra Drusian, meglio conosciuti come i Jalisse.
Come è nato questo progetto “Jalisse” e perché la scelta del nome.
Fabio: Il progetto Jalisse nasce nel 1993 più o meno e nasce perché dopo aver tentato di proporre Alessandra Drusian a discografici e produttori notavamo che non c’era grande propensione a lavorare con progetti basati su voci femminili singole, e allora ho pensato di formare un duo con Alessandra. Lo abbiamo chiamato “Jalisse” per poi presentarlo successivamente a Sanremo Giovani con l’esigenza di portare la nostra musica nelle case degli ascoltatori, scrivendo i nostri brani in collaborazione con Carmen Di Domenico che è anche co-autrice e co-produttrice dei nostri brani.
Alessandra: Il nome lo abbiamo scelto perché io seguivo il seriale televisivo “I Robinson” e c’era una ragazza all’interno di esso, una compagna di stanza delle figlie del dottor Robinson, che si chiamava Jalissa. Mi balzò subito all’orecchio questo nome particolare, abbiamo tolto la A, inserito la E al suo posto, in una maniera molto all’italiana, trasformandolo in “Jalisse”. Non sapevamo il significato di questo nome, ma lo abbiamo scoperto nel 2005, quando abbiamo incontrato lo scrittore iracheno Younis Tawfik. Lui ci ha spiegato che è un nome di origine orientale, che in lingua araba Jalisse significa “colei che intrattiene le persone e i suoi commensali attraverso l’arte della danza, della pittura e del canto” oltre che un imperativo che significa “seduto” e quindi lo abbiamo interpretato come “Siedi e ascolta”. Accogliamo quindi i nostri ascoltatori “nella nostra casa” proprio come facciamo con lo spettacolo “Non aver paura di chiamarlo amore”: in questo spettacolo è come se accogliessimo gli spettatori nella nostra casa raccontando la nostra storia.
“Non aver paura di chiamarlo amore”: parlateci di questo spettacolo e dell’idea di portarlo avanti.
Risponde Alessandra: Non aver paura di chiamarlo amore è una commedia musicale dove noi mettiamo in scena il nostro quotidiano, legandolo con i brani che hanno fatto parte del nostro percorso, dai nostri esordi da singoli artisti fino a oggi. Noi raccontiamo le persone. Raccontiamo che non bisogna aver paura di dimostrare i propri sentimenti verso chiunque, verso la propria compagna, il proprio compagno, i figli e verso chi ci è vicino in generale. E’ quindi un liberarsi delle paure e un voler stare veramente bene tutti quanti insieme.
Parlateci dell’esperienza del primo Sanremo con “Liberami” del 1996.
Risponde Fabio: Beh, il primo vero Sanremo, perché in realtà Sanremo Giovani del 1995 era la selezione di Novembre che portava al Festival dell’anno dopo. Un Sanremo per noi fantastico, il nostro primo Sanremo, dove portammo la nostra canzone che era appunto “Liberami”. Un brano che avevo scritto per me che poi avevo dato ad Alessandra affinché dovesse interpretarlo lei e ci siamo ritrovati insieme a cantarlo. L’esperienza è stata eccezionale. Noi eravamo giovani, cercavamo il nostro spazio, il nostro posto per raccontare la nostra musica. Ma un aneddoto molto bello che ricordo con grande piacere è che il sassofonista statunitense Kenny G (primo ospite straniero dell’edizione), dopo aver terminato la nostra esibizione, dietro le quinte ci disse che aveva apprezzato molto la nostra canzone. Purtroppo però non abbiamo mai avuto modo di metterci in contatto e avere una collaborazione, ci sarebbe molto piaciuto perché la sua altezza musicale è nota in tutto il mondo.
1997: l’anno della svolta. La vittoria a Sanremo con Fiumi di parole e il quarto posto all’Eurovision. Che ricordi avete di quel periodo d’oro per il duo?
Risponde Alessandra: Quella di Sanremo ’97 è stata una vittoria inaspettata perché il nostro desiderio più grande era quello del passaggio da Nuove Proposte a Big nella prima serata del martedì, come da regolamento. Ci siamo riusciti e già per noi quella era una vittoria. Tutto il resto è arrivato in modo totalmente a sorpresa. Posso dire che ricordo tutto di quel periodo, ogni camminata, ogni corsa a Sanremo per arrivare da una parte all’altra, le interviste, ogni cambio di abiti, anche le scarpe strette. Ricordo ogni cosa perché sono momenti che non puoi dimenticare. Ma soprattutto non scorderò mai i momenti dell’Eurovision Song Contest di Dublino del 1997: è stata un’esperienza fantastica che ancora oggi vorrei tanto rivivere, è una manifestazione fantastica, meravigliosa. E quindi anche lì mi sono sentita una grossa responsabilità addosso perché chiunque ci incontrasse per strada ci diceva che avremmo vinto l’Eurovision e io mi sono sentita addosso questo impegno tanto che io mi sono rinchiusa in albergo per una settimana e uscivo solo per andare a fare le prove al Point Theatre per poi ritornare in albergo perché avevo paura di beccarmi qualsiasi tipo di influenza. Ma sono momenti che non ti puoi scordare, tanti momenti vissuti con grande gioia.
In questi anni vi siete dedicati ad attività di promozione della nuova musica italiana come “Localitour d’autore” e diverse attività nelle scuole. Cosa significa per voi essere a contatto con le nuove generazioni?
Risponde Fabio: Come sai, noi siamo artisti e produttori indipendenti, abbiamo una piccola etichetta indipendente quindi lavoriamo di produzione sia sulla musica sia sui progetti. Localitour d’autore e Cantautori nelle scuole sono due dei tanti progetti che abbiamo ideato, prodotto e portato avanti. Localitour d’autore per ciò che riguarda la musica indipendente a livello non solo di cantautori ma anche di autori o comunque “creativi” in generale. Cantautori nelle scuole invece mira allo sviluppo della creatività dei ragazzi delle scuole per poi arrivare alla realizzazione di canzoni da eseguire in pubblico subito dopo tale realizzazione. Questo perché crediamo che qualcuno ha un’esperienza sul campo di qualsiasi cosa e prosegue a portare avanti questo progetto, chiaramente l’esperienza vuole anche condividerla con qualcuno più giovane, visto che noi molto spesso ci ritroviamo a guardare i giovani e capire la realtà che li circonda. Li vediamo a volte anche un po’ sprovvisti di informazioni, mentre una volta c’erano dei produttori oggi non ci sono e quindi i ragazzi hanno bisogno di lanciare il loro messaggio trovandosi a volte spaesati. Quindi questo ci sembra un modo carino per strizzare l’occhio alla nuova musica e anche imparare la nuova musica che arriva perché non si finisce mai di imparare. Esiste questo scambio di informazioni tra giovani che hanno idee fresche ed esperienze di artisti che hanno qualche anno di rodaggio in qualsiasi campo, non solo in quello della musica.
Nel 2018 avete partecipato alla prima edizione di Ora o mai più con grande successo di pubblico (secondo posto) e grandi apprezzamenti da parte dei telespettatori. Cosa ha significato per voi la partecipazione al programma e come è stato per voi lavorare con Michele Zarrillo come coach?
Risponde Alessandra: Inizialmente non avevamo visto questa trasmissione o la proposta di trasmissione così positiva visto già il titolo: “Ora o mai più”, sembrava quasi una ghigliottina. Ci siamo poi detti “buttiamoci in questa avventura e – come dico sempre – che Dio ce la mandi buona”. E così è stato, e per noi è stato una rivelazione il fatto di salire su un palco, di ritrovare e di acquistare l’amore del pubblico e quindi le persone che non ci hanno mai dimenticato, che hanno continuato sempre ad ascoltarci e a seguirci anche se magari non abbiamo fatto cose in prima serata (come produzione abbiamo sempre lavorato), e quindi è stato per noi una grande rivincita in un certo senso. Per quanto riguarda il lavoro con Michele Zarrillo, posso dire che Michele ci ha coccolato sin dall’inizio, è stata una sfida anche per lui e in finale è stata una sfida per tutti. E quindi abbiamo camminato passo passo, vicini, perché era la prima edizione di Ora o mai più, non c’era un precedente, abbiamo fatto un po’ tutti da cavia in questa situazione, quindi ci siamo trovati a camminare vicini, insieme.
Tanti consensi ha ottenuto anche la vostra rivisitazione di “Cavallo bianco” dei Matia Bazar. Perché avete scelto di riproporre e riportare al successo questo brano?
Risponde Fabio: Parto col dire che proprio ad Ora o mai più vincemmo una puntata con un brano dei Matia Bazar, che era Ti sento con la quale ci eravamo esibiti insieme a Zarrillo, io alla chitarra, lui alle tastiere e Alessandra alla voce. Arrivò un post di Carlo Marrale, coautore e cofondatore dei Matia Bazar, nel quale si complimentò dicendoci che sembravamo un gruppo inglese ospite del programma. Questo ci diede una bella forza, una bella spinta e Mariano Borrelli, un nostro carissimo amico, ci ha proposto di rifare Cavallo bianco segnalandoci il pezzo. Al che ho fatto un provino che ho inviato a Carlo Marrale che ha apprezzato il provino tanto da decidere di inserire le sue chitarre nella cover. E questo per noi è stato un cameo eccezionale: Carlo ha registrato le chitarre, noi abbiamo rivisto a modo nostro questa canzone che è stata un successo enorme già nel 1976 (quando uscì per la prima volta) e noi abbiamo notato una bellissima risposta da parte del pubblico per la nostra rivisitazione, un gradimento eccezionale e la cosa ci ha fatto molto piacere perché abbiamo messo i nostri suoni, il nostro mood, la nostra intenzione su un brano storico dei Matia Bazar.
Progetti futuri.
Risponde Fabio: Intanto abbiamo lanciato questa commedia musicale che si chiama “Non aver paura di chiamarlo amore” già partita il 9 febbraio con le prime due repliche, poi continueremo il 4 aprile a Roma, e si stanno aprendo anche nuovi percorsi perché lo spettacolo del 9 Febbraio era un po’ come una puntata zero per lanciare questa idea. Stiamo lavorando su un progetto musicale discografico di cui a breve avrete importanti informazioni e poi quest’estate ci sarà il tour intitolato Ora 2020 dove noi porteremo la nostra musica e anche dei brani rappresentativi estratti dalle nostre esperienze a Tale e Quale Show e Ora o mai più e contemporaneamente c’è questo musical, Nine to Five (Nove alle Cinque), un musical di Dolly Parton, datato fine anni ’70. Un musical divertentissimo in cui canteremo, balleremo e reciteremo. Ci stiamo occupando proprio delle prove in questi giorni e la prima rappresentazione ci sarà il 7 e 8 Marzo per poi proseguire per la tournée teatrale da ottobre in poi. Sono diversi impegni, discografici e di live che ci vedranno coinvolti per tutto il 2020. Quindi, aprite bene gli occhi e aprite bene le orecchie perché i Jalisse hanno tante belle cose da raccontare!
Alessandra: E aprite il social! Scriveteci sui nostri social, Jalisse Official su Facebook, jalisse_official su Instagram e noi risponderemo personalmente.
Fabio: Eh sì, perché siamo noi che rispondiamo a tutti!
Alessandra: Mi raccomando!
Scheda di “Nine to Five”
Musiche e testi di Dolly Parton
Regia di Bruna Laura Filippini e Vittorio Attene
Direzione musicale Silvia Girotto
Coreografie e direzione artistica Alessio Guerra
Una produzione Dreaming Production
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