Siamo cresciuti leggendo di cavalieri che si vestivano dell’armatura per andare in battaglia,bellissimi e scintillanti.
Abbiamo sognato il mito dei supereroi che indossando un vestito si trasformavano in personaggi invincibili pronti ad opere straordinarie.
Ci siamo innamorati dell’uomo e della donna bionica, che nonostante il loro aspetto così normale riuscivano ad essere così speciali.
E se tutto questo potesse avverarsi e non fosse solo un videogioco o un ultimo personaggio della Marvel?
Il miracolo si chiama Ekso ( il prefisso eso significa esterno) ed è l’esoscheletro riabilitativo robotizzato per la deambulazione di persone con deficit motori agli arti inferiori (paraplegie e tetraplegie complete ed incomplete, emiplegie, sclerosi multipla e tutte quelle patologie che necessitano di una riabilitazione del cammino), figlio delle ricerche della californiana Ekso Bionics di Richmond.
Gli esoscheletri sono vere e proprie armature, strutture che si applicano sul corpo per sostenere la muscolatura e la tenuta delle ossa, soprattutto in caso di forti sollecitazioni, armature attive poiché provviste di motori e altri sistemi per farle muovere.
Quale migliore presentazione al pubblico per questo fantastico progetto se non uno degli avvenimenti più seguiti come la 75^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, infatti Ekso ha fatto la sua comparsa al lido come protagonista del cortometraggio “Roba da grandi” di Rolando Ravello che fa vestire i panni di un sergente/dottore a Giorgio Panariello che sprona i piccoli pazienti di un reparto pediatrico, come Antonio ad indossare l’ armatura da soldato e combattere la battaglia rappresentata dalla sua “sedia a rotelle”, per reagire e non arrendersi mai alle difficoltà che la vita presenta, fin dalla giovane età.
Interviene anche Claudio Ceresi Responsabile Riabilitazione Italia di Emac, azienda genovese che importa e distribuisce Ekso in Italia insieme ad altre tecnologie robotiche: «Studiare e far conoscere le migliori metodologie e tecnologie utilizzate nel mondo e orientate al miglioramento della qualità di vita dei pazienti è il nostro più grande e costante impegno. Ekso nello specifico è un robot indossabile, in acciaio e carbonio», spiega ancora Ceresi, «che si attiva per mezzo di quattro motori elettromeccanici alimentati da due batterie con un’autonomia di circa quattro ore. Dei sensori invece captano e riconoscono l’assetto posturale del paziente fornendo informazioni (calcolo e modulazione della forza da impegnare, ampiezza e durata delle attività motorie) che un computer elabora e traduce in tempo reale al fine di assistere il paziente nello standing, nel bilanciamento e nella deambulazione passiva, attiva o attiva assistita».
Si fornisce così un ottimo supporto integrante al tradizionale percorso riabilitativo, necessario e indiscusso, ma questo miracolo della tecnologia robotica è stato concepito anche al fine di ridurre e ottimizzare i tempi di recupero. La speranza è che presto possa essere fruibile anche al di fuori dei contesti prettamente ospedalieri o ambulatoriali. «E’ per noi motivo di grande orgoglio» conclude il responsabile Emac, «aver potuto contribuire alla realizzazione del corto “Roba da grandi”. Quando siamo arrivati in Italia con Ekso ci siamo inizialmente scontrati con lo scetticismo del mondo scientifico nei confronti di un robot che potesse in qualche modo minare l’attività del fisioterapista. Oggi è un alleato insostituibile nella cura e nella ricerca in campo riabilitativo. Ed è giusto che se ne parli in maniera corretta. E poi, vuoi mettere quanto vale quel sorriso regalato a chi, come il piccolo Antonio, è stato messo in ginocchio dalla vita?».
E’ proprio dai piccoli pazienti a volte che si deve prendere esempio, un esempio di voglia di vivere, di mettersi in gioco e di sperimentare tutto con la tenacia e la voglia di arrivare lontano.
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