Lo avevamo già intervistato per La Ragnatela News il 31 Agosto 2019 durante Minturno Musica Estate (e a breve uscirà l’intervista integrale nell’ambito di un nuovo editoriale di cui presto vi saranno esplicati i dettagli). Vi ricordate di Michele Pecora, noto per successi di culto degli anni 70 e 80 come La mia casa, Era lei e Me ne andrò? E’ tornato negli scorsi giorni con un nuovo singolo intitolato “E la vita torna”.
Michele ha parlato del brano in un’intervista per Operazione Nostalgia Musicale: “L’idea in realtà è nata da una riflessione, e cioè che ripercorrendo un po’ tutta la mia vita, la mia carriera ma anche la vita personale, mi sono accorto che per tanti momenti difficili che ho vissuto, ne ho avuti altrettanti molto belli, se non di più. E allora, facendo un bilancio, ho fatto questa considerazione: che la vita, in effetti, chiede tanto, e qualche volta ti toglie anche. Ma proprio nel momento in cui ti toglie quasi coscientemente, proprio in quel momento è lì che sta nascendo un’altra cosa, un’altra opportunità, si apre un’altra finestra, un’altra porta. Tu non lo sai ancora perché in quel momento non stai bene, sei provato da una quotidianità non facile e invece la vita è proprio lì che ti sta preparando la prossima occasione. Quindi la vita torna sempre, in qualche modo ritorna”. Con un’anticipazione su quello che sarà il nuovo album, che uscirà a quarant’anni dal suo primo 33 giri: “Saranno tutte canzoni inedite, 10 canzoni inedite. Ci sarà “E la vita torna”, sinora l’unico pezzo pubblicato e ci sarà un brano nel dialetto delle mie parti, il Cilento. Erano tanti anni che lo volevo fare. E’ una dedica d’amore alla mia terra. Sarà un disco di riflessioni, come “E la vita torna”, sulle persone che affrontano un viaggio per cercare una vita migliore, scappano dalla povertà, dalla disperazione. Principalmente si tratta di una riflessione su quello che mi circonda, sul mio guardare il mondo. Guardare il mondo significa accorgersi di quello che nel mondo c’è di bello e di meno bello e raccontarlo attraverso le canzoni di questo album”.
Michele ha inoltre ripercorso nell’intervista la sua lunga carriera, da Castrocaro (“Sono arrivato a Castrocaro perché lavoravo in una radio e facevo un programma dedicato ai cantautori, e scrivevo già canzoni. L’editore della radio un giorno mi disse: “Michele, perché non mi dai una cassetta tua? Io sono amico di Gianni Ravera”. La invio a Gianni in attesa del suo parere. Dopo qualche giorno mi chiama Ravera e mi convoca a Roma. Io vado a Roma, mi fa cantare in uno studio di registrazione, canto, lui mi chiama e mi dice: “sei molto bravo, mi piace molto come scrivi, ti porto a Castrocaro”. E così è iniziata quella mia avventura. Ho fatto tutte le selezioni, eravamo 1800 quell’anno, perché era l’unico concorso italiano per giovani importante. Poi arrivai in finale e alla fine ho vinto quel Festival, e la mia vita da allora è cambiata completamente. Il contratto con la Warner lo avevo invece già firmato prima della finale, precisamente durante la semifinale. E il modo in cui sono stato preso dimostra quanto siamo legati alla fortuna noi artisti, la fortuna fa il 50-60% della nostra carriera. L’amministratore delegato Warner venne alle prove e se ne stava andando via perché si era stufato di sentire tutte queste canzoni nuove che non lo convincevano. Mentre stava uscendo dal Teatro delle Terme, come ha messo il primo piede sul gradino io inizio a cantare. In quel momento lui si è inchiodato come se fosse stato fulminato da una visione, è tornato dentro e ha detto: “chi è che sta ancora cantando?”. Ravera iniziò a parlargli di me. Io dopo dieci minuti non avevo ancora la firma ma già l’opzione Warner. Vedi? Se lui fosse andato via cinque minuti prima, la mia vita sarebbe stata diversa”) a Ora o mai più (“Devo dire che la forza di una canzone è incredibile, ogni volta mi accorgo sempre di più di questa cosa. Io ho avuto un percorso non semplicissimo artisticamente all’interno di Ora o mai più, perché comunque ero legato a un genere musicale che era un po’ diverso da quello dei miei coach. Anche se ci siamo divertiti, ci siamo trovati d’accordo, forse non era venuta fuori la mia parte più intima di compositore. Quando è arrivata “I poeti”, la canzone che presentai, si è creata un’atmosfera in studio che non so dirti… magica è dir poco. Vedere a un certo punto a metà dell’esecuzione tutti in piedi davanti a me in quella sensazione nella quale si trattiene anche il respiro perché non si vuol perdere neanche una parola di quello che si sta ascoltando. E’ arrivata in maniera dirompente. Rimettendo in gioco e in discussione tutto quanto: io ero ultimo in classifica e poi ho vinto quella puntata. E’ incredibile, era quasi impossibile. Presi singolarmente i voti più alti di tutte le puntate e di tutti quanti i partecipanti in quell’occasione. La canzone è arrivata davvero come una spada. E ne sono felice: perché se la differenza la fanno le canzoni abbiamo ancora di che sperare nel nostro mestiere. Tu puoi essere bravo quanto puoi, ma se non hai una bella canzone non succede nulla, è questa la verità. E se la crei c’è un’atmosfera strana, una sorta di atmosfera magica, come se fosse venuta giù a un certo punto dal cielo una cascata di stelle filanti colorate. Una sorta di magia all’interno di una canzone, veramente bello. Un momento in cui avevo sperato, ma non avrei mai immaginato che potesse realmente accadere. Scherzando, a pranzo con Pasquale Mammaro prima dell’ultima puntata, gli dissi: “Io stasera prendo tutti 10 e ti faccio vedere che vinco la puntata”. E ci siamo messi a ridere, perché sembrava una cosa impossibile. E invece no: è successo!”) fino ad arrivare ai brani scritti per Lighea e Barbara Cola negli anni ’90 (“Lighea, ai tempi una giovane e bravissima ragazza dalla voce straordinaria, mi chiedeva un pezzo da due anni. Siccome sono un istintivo, un passionale, non mi venivano idee. Un giorno, non ricordo per quale circostanza, nasce questo pezzo. Contatto Lighea dicendole che avevo trovato il pezzo giusto per lei. Lei lo ascolta e lo accoglie con grande entusiasmo. E da lì siamo partiti per andare a Sanremo. Il Festival del 1995 fu un Sanremo storico, con tanti artisti interessanti nel cast, c’era Giorgia, c’era Barbara Cola… Barbara, poi, diciamo che è stata non dico una mia scoperta, perché lei già cantava, però un mio amico me la fece sentire, era giovanissima, aveva 16 anni. Io appena la sentii mi accorsi di avere di fronte un talento straordinario, incredibile, dalla timbrica e dalla capacità vocale unica. Tra l’altro ci siamo ritrovati a Ora o Mai Più con Barbara. Ho scritto una canzone per lei che non vinse Castrocaro, arrivò seconda per pochissimi punti, ma risultò la vincitrice morale perché poi da lì iniziò la sua carriera, ci fu l’incontro con Morandi e il resto è storia nota. Era una canzone dal titolo “Tutto il bene del mondo”, che lei cantava divinamente ed era un brano che la rappresentava molto. Tornando a Lighea, siamo arrivati in alto in classifica perché il pezzo era molto bello, colpiva molto. Poi lei era molto brava, aveva una grande capacità scenica e quindi tutte queste cose insieme hanno fatto di quel pezzo un bel momento”). Infine, un consiglio per i giovani che vorrebbero avvicinarsi al mondo della musica: “questo mestiere benedetto, a volte maledetto, è un mestiere difficile e impegnativo, e quello che fa la differenza è la passione. La passione ci fa superare i momenti di difficoltà e ci fa andare avanti anche quando non c’è il consenso, perché il consenso è una cosa che viene da sola. Non bisogna cercarlo, non bisogna chiederlo. Io non l’ho fatto neanche da ragazzo. Scrivevo, poi se piacevano piacevano e se non piacevano non m’interessava, perché piacevano a me, quindi andava bene così. Ecco, se ci sono queste premesse e queste condizioni, allora è un mestiere che consiglio di fare a chi ha talento”.
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