Un tripudio di geometrie e colori per celebrare Franco Fontana: una retrospettiva all’Ara Pacis

Le mie preferite restano sempre le fotografie di Skyline, che qui all’interno dell’Ara Pacis diventano ancora più coinvolgenti e di richiamo, insieme ai tantissimi scatti paesaggistici e anche, per un certo verso, futuristici.

Un’immersione nelle forme e nei colori che hanno rivoluzionato la fotografia italiana del XX secolo: la mostra “Franco Fontana. Retrospective”, curata da Jean-Luc Monterosso, si preannuncia come un evento imperdibile per gli amanti dell’arte visiva. C’è ancora molto tempo per vedere questa mostra partita il 13 dicembre 2024 e che terminerà il 31 agosto 2025: il Museo dell’Ara Pacis di Roma ospita oltre 200 opere del celebre fotografo modenese, in un percorso che ripercorre una carriera lunga e straordinaria, capace di trasformare il linguaggio fotografico a colori.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra è organizzata da Civita Mostre e Musei, Zètema Progetto Cultura e Franco Fontana Studio, con il supporto di partner come Atac, Rinascente e Trainline.

Un percorso tra poesia visiva e innovazione

La retrospettiva, allestita con installazioni immersive e video, guida i visitatori attraverso le evoluzioni artistiche e tecniche di Fontana, evidenziandone l’abilità nel rendere astratta e poetica la realtà. Dai suoi primi esperimenti negli anni ’60, con opere come Urbano 1960, alle immagini vivide e minimali di Skyline, il volume pubblicato nel 1978 che ha segnato una svolta nella fotografia italiana, Fontana ha continuato a sperimentare, adattandosi ai progressi tecnologici senza mai abbandonare il suo stile inconfondibile.

Le sue fotografie, caratterizzate da contrasti cromatici decisi e composizioni geometriche ardite, offrono un’ampia gamma di soggetti: paesaggi naturali e urbani, frammenti architettonici, automobili e nudi femminili. Iconiche immagini come Puglia 1978, divisa tra il blu intenso del cielo e il giallo del grano, mostrano la capacità del fotografo di catturare l’essenza del paesaggio trasformandolo in autoritratto.

L’arte nelle ombre e negli spazi urbani

Una sezione della mostra è dedicata al tema dell’ombra, con scatti in bianco e nero dalla serie Contact, realizzati nel 1979 per il libro Contact Theory di Ralph Gibson. Qui, l’atmosfera metafisica del Palazzo della Civiltà Italiana si fonde con rari scatti realizzati a Parigi e Tokyo, dove l’attenzione si sposta sui dettagli urbani e le silhouette umane.

Non mancano le celebri fotografie di piscine, in cui Fontana celebra la sensualità delle forme femminili, e le polaroid, dove l’erotismo si esprime in immagini morbide e oniriche.

Asfalti, autostrade e geometrie urbane

Gli scatti dedicati all’asfalto e alle strade, come Autostrada 1975 e Asfalto 1990, offrono al pubblico un’esperienza immersiva: light box con stampe retroilluminate fanno sembrare di camminare sulle superfici ritratte. In mostra anche le automobili, per cui Fontana ha sempre nutrito una fascinazione, e un video dedicato alla Route 66, alla Via Appia e alla strada verso Compostela, simboli di viaggio e introspezione.

Un dialogo con il colore e la moda

L’esplorazione cromatica trova spazio in una sezione dedicata, arricchita da video e scatti delle serie Frammenti e Luce Americana. Accanto a queste, fotografie realizzate per la moda e la pubblicità, tra cui la recente campagna Sportmax del 2020, testimoniano la versatilità del maestro.

Pensata per essere accessibile a tutti, la mostra include il progetto Biblioteca Astratta, un’esperienza tattile che trasforma gli scatti di Fontana in silent book. Grazie alla collaborazione con Rai Pubblica Utilità e il Comune di Roma, sono disponibili audiodescrizioni e video LIS per persone con disabilità visiva e uditiva.

La retrospettiva offre, infine, uno sguardo sulla vita privata del fotografo, con l’esposizione del suo studio e oggetti personali. Un viaggio che non solo celebra la carriera di Franco Fontana, ma lo consacra come un maestro capace di ridisegnare il nostro modo di guardare il mondo.

Commenta