Sarà la Lombardia la prima regione in Italia a dotarsi della mobilità su rotaie carburata esclusivamente a idrogeno. Seguendo il virtuoso esempio di Francia e Olanda, infatti, Fnm e Trenord annunciano il primo tassello di una rivoluzione “green”, presentando il progetto di una prima “hydrogen valley” nel paradiso della Valcamonica.
La linea selezionata per inaugurare l’esperimento è quella che collega Brescia, Iseo ed Edolo, che trasporta all’incirca 50 milioni di passeggeri all’anno. Protagonisti italiani della faccenda sono appunto Fnm e Trenord (a sua volta controllata al 50% da Fnm e al 50% da Ferrovie dello Stato), che si appoggeranno ad Alstom, gruppo industriale francese già protagonista del passaggio all’idrogeno di alcune linee ferroviarie in Europa.
Le spese principali saranno quelle funzionali all’acquisto dei treni ad idrogeno e alla realizzazione delle strutture in grado di concretamente sostentare questo tipo di tecnologia, prime fra tutte, le centrali di produzione d’idrogeno. Al momento, Fnm ha effettuato l’acquisto dei primi sei treni ad idrogeno, con un’opzione per altri otto, che formano un investimento di circa 160 milioni di euro, stando alle prime indiscrezioni.
Il progetto riguardante il primo impianto di produzione d’idrogeno invece colloca detta struttura a Iseo, vicino l’area di deposito Trenord dove viene attualmente effettuata la ricarica di carburante diesel ai treni della compagnia. La previsione è quella di realizzare la struttura tra il 2021 e il 2023, anno in cui è anche previsto l’arrivo dei treni a idrogeno prodotti da Alstom.
La rivoluzione a idrogeno, peraltro, non è nemmeno destinata a rimanere limitata alla linea ferroviaria. Nel disegno ancor più ad ampio spettro, l’obiettivo è quello di estendere l’utilizzo dell’idrogeno a tutta la mobilità valcamonicense, ricomprendendovi entro il 2025 anche la mobilità intercittadina tramite autobus.
Come funziona la mobilità a idrogeno?
In breve, l’idrogeno è un vettore combustibile che può essere prodotto sia da fonti combustibili tradizionali, come ad esempio il gas naturale, sia da elettrolisi di acqua tramite l’utilizzo di energia elettrica rinnovabile. Nel caso dell’elettrolisi, la produzione di idrogeno avviene senza alcuna emissione di CO2 ed è facile riconoscere il vantaggio in termini di sostenibilità ambientale.
Per quanto concerne in senso stretto la mobilità, poi, tramite un processo elettrochimico, l’idrogeno può essere combinato con l’ossigeno per produrre acqua, energia e calore. Un veicolo alimentato a idrogeno, quindi, diviene a tutti gli effetti un veicolo “elettrico” al pari di uno funzionante a batteria. I vantaggi rispetto a quest’ultimo, però, sono vari: primo fra tutti la velocità di ricarica, che avviene con il riempimento di serbatoi a pressioni in brevissimo tempo e al contempo non è necessaria l’implementazione di “fast-charger” che utilizzano grossi dispendi di energia per evitare congestioni.
Per quanto riguarda il pericolo, l’idrogeno non presenta rischi differenti, né superiori rispetto a quanto non facciano carburanti come il gasolio, ma anzi è un gas estremamente leggero, 14 volte più leggero dell’aria, come si legge sulla scheda Arpae, e si disperde molto rapidamente nell’atmosfera, rendendo quindi molto difficile l’ipotesi di innesco.
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