Oggi sono a scuola, sono all’ultimo banco a sinistra, a metà tra il folle e l’artista. Nessuno dei tre segue la lezione, il primo sfarfuglia parole a caso
mentre il secondo le traccia con la matita cercando di dare ordine ai versi stilografici. Io chiaramente, che da una vita mi frappongo tra i due, scrivo
questo testo che state leggendo.
Poco più avanti, a centro aula, ci sono due eterni nemici, vittoria e sconfitta, uno si bulla delle sue imprese inutili, mentre l’altro a testa bassa subisce ogni pesante smacco, prendendo appunti.
Insieme a loro c’è un terzo elemento, l’indifferente, ha le mani sugli occhi mentre assiste a queste scene, vedi tutto ma mai interviene.
In un angolo poco più a destra, vicino al calorifero, vedo l’introverso, il suo sforzo per rimanere sul pezzo è così minimo che nemmeno capisco cosa sta facendo. Però vedo al suo fianco l’indeciso, è per forza lui, di questo sono sicuro, sta passando tutto il tempo a decidere con che mano scrivere. In
prima fila c’è il genio incompreso, scopro proprio ora che prima della lezione lui e il folle hanno litigato per il posto all’ultimo banco, deduco abbi
a perso, visto l’occhio nero e il dente mancante. So che genio e folle di solito vanno d’accordo, ma non sempre coesistono, oggi forse è meglio se
stanno lontani. Certo la sua invidia nei miei confronti è palese, già, quasi dimentico di presentarvi invidia, la fidanzata del mediocre, colui che mi è
cosi indifferente che non ho nemmeno citato. Il genio con un occhio chiuso mi tira certe occhiatacce strambe, problema suo.
Oggi mi sento molto fortunato, in mezzo a questi due sono un apprendista, certo non capisco quando arriverà la prof, è suonata la campanella, l
a prima ora è finita e c’è una gran confusione qui.
Il tempo di uno sbadiglio e mi volto di colpo quando sento un litigio, dalla finestra vedo uno che sbraita con una macchina lussuosa, ” il parcheggio
è mio, è tutto mio, questo luogo l’ho comprato io con le mie ricchezze”, non fa in tempo a finire e l’altro con il motorino si infila, ” svegliati, il mondo
è dei furbi come me caro, non tutto si può comprare col denaro! ”
Un terzo che tranquillo cammina a testa in su, dice a voce bassa a se stesso: “Poveri stolti, ancora non sanno che il mondo è dei romantici, di quelli come me che si svegliano alle 4 per ammirare il sole mentre la notte ancora riposa.” Ovviamente per un motivo o per un altro tutti e tre erano in
ritardo di almeno un ora, un classico considerati i soggetti.
La mia attenzione si sposta subito quando sento l’odore della semplicità, una donna entra con passo indifferente dalla porta, vestita casual, un jeans
e una maglietta bianca nulla più, sono l’unico ad accorgersi del suo ingresso, poggia il registro sulla cattedra e si presenta. “Salve, spesso passeggio
tra i corridoi della scuola e nessuno mi nota, mi sono laureata all’università della vita ma non importa, sinceramente trovo stupido parlarvi di me,
ma sarò la vostra prof. quindi devo farlo. Non mi piace mettermi in mostra, parlo poco, quasi mai, eppure quando parlo tutti restano in silenzio,
non lo so perché, probabilmente metto d’accordo tutte le personalità quando mi manifesto. Ma adesso basta parlare di me, sinceramente non credo
di avere molte doti, mi dicono che sono unica, ma io non ci credo. “Ora iniziamo la lezione”. A questo punto smetto di scrivere, ciò che leggete ve lo sto narrando col pensiero. Questa donna ha tutta la mia attenzione, alzo la mano per intervenire, mi chiede di proseguire: “Mi chiamo Gio, sono
il non scrittore, ma sono curioso di professione, ha dimenticato di dirci il suo nome”
” Oh scusate, grazie Giovanni per l’attenzione, Io mi chiamo Umiltà, ma davvero non importa, possiamo proseguire la lezione?”
mentre il secondo le traccia con la matita cercando di dare ordine ai versi stilografici. Io chiaramente, che da una vita mi frappongo tra i due, scrivo
questo testo che state leggendo.
Poco più avanti, a centro aula, ci sono due eterni nemici, vittoria e sconfitta, uno si bulla delle sue imprese inutili, mentre l’altro a testa bassa subisce ogni pesante smacco, prendendo appunti.
Insieme a loro c’è un terzo elemento, l’indifferente, ha le mani sugli occhi mentre assiste a queste scene, vedi tutto ma mai interviene.
In un angolo poco più a destra, vicino al calorifero, vedo l’introverso, il suo sforzo per rimanere sul pezzo è così minimo che nemmeno capisco cosa sta facendo. Però vedo al suo fianco l’indeciso, è per forza lui, di questo sono sicuro, sta passando tutto il tempo a decidere con che mano scrivere. In
prima fila c’è il genio incompreso, scopro proprio ora che prima della lezione lui e il folle hanno litigato per il posto all’ultimo banco, deduco abbi
a perso, visto l’occhio nero e il dente mancante. So che genio e folle di solito vanno d’accordo, ma non sempre coesistono, oggi forse è meglio se
stanno lontani. Certo la sua invidia nei miei confronti è palese, già, quasi dimentico di presentarvi invidia, la fidanzata del mediocre, colui che mi è
cosi indifferente che non ho nemmeno citato. Il genio con un occhio chiuso mi tira certe occhiatacce strambe, problema suo.
Oggi mi sento molto fortunato, in mezzo a questi due sono un apprendista, certo non capisco quando arriverà la prof, è suonata la campanella, l
a prima ora è finita e c’è una gran confusione qui.
Il tempo di uno sbadiglio e mi volto di colpo quando sento un litigio, dalla finestra vedo uno che sbraita con una macchina lussuosa, ” il parcheggio
è mio, è tutto mio, questo luogo l’ho comprato io con le mie ricchezze”, non fa in tempo a finire e l’altro con il motorino si infila, ” svegliati, il mondo
è dei furbi come me caro, non tutto si può comprare col denaro! ”
Un terzo che tranquillo cammina a testa in su, dice a voce bassa a se stesso: “Poveri stolti, ancora non sanno che il mondo è dei romantici, di quelli come me che si svegliano alle 4 per ammirare il sole mentre la notte ancora riposa.” Ovviamente per un motivo o per un altro tutti e tre erano in
ritardo di almeno un ora, un classico considerati i soggetti.
La mia attenzione si sposta subito quando sento l’odore della semplicità, una donna entra con passo indifferente dalla porta, vestita casual, un jeans
e una maglietta bianca nulla più, sono l’unico ad accorgersi del suo ingresso, poggia il registro sulla cattedra e si presenta. “Salve, spesso passeggio
tra i corridoi della scuola e nessuno mi nota, mi sono laureata all’università della vita ma non importa, sinceramente trovo stupido parlarvi di me,
ma sarò la vostra prof. quindi devo farlo. Non mi piace mettermi in mostra, parlo poco, quasi mai, eppure quando parlo tutti restano in silenzio,
non lo so perché, probabilmente metto d’accordo tutte le personalità quando mi manifesto. Ma adesso basta parlare di me, sinceramente non credo
di avere molte doti, mi dicono che sono unica, ma io non ci credo. “Ora iniziamo la lezione”. A questo punto smetto di scrivere, ciò che leggete ve lo sto narrando col pensiero. Questa donna ha tutta la mia attenzione, alzo la mano per intervenire, mi chiede di proseguire: “Mi chiamo Gio, sono
il non scrittore, ma sono curioso di professione, ha dimenticato di dirci il suo nome”
” Oh scusate, grazie Giovanni per l’attenzione, Io mi chiamo Umiltà, ma davvero non importa, possiamo proseguire la lezione?”
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