Parole libere 01-03-13/01-03-16

Quando sembra che tutto sia nuovamente calmo, che si stia stemperando in qualche maniera quel calore che ti brucia dentro, che ti fa star male e ti fa piangere, e puoi ricominciare a vivere, è come se un campanello ti suonasse dentro a ricordarti che però è tutto vero, e l’assenza c’è”.

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Mi sembrava quasi impossibile  vivevo nuovamente velocemente i miei giorni. Ero inghiottito tra il mio mestiere d’uomo, lavoro moglie figli e amici e non avevo più tempo per pensare, per ricordare. Il dolore lo avevo provato a mettere da parte, quale difesa – pensavo – egoisticamente per continuare a vivere. Purtroppo non serviva a nulla continuare a piangere e cercare di vivere nel ricordo di chi non poteva più condividere con me.  Era diventato un rifugio. Ogni cosa, luogo, cibo e azione venivano sempre e comunque confrontate. Ciò, per quanto terapeutico, era davvero pesante, sopratutto per il mio seguito. Imporre agli altri il proprio rammarico, il rimandare al ricordo è oltremodo patetico e irrispettoso. Un giorno ho constatato ciò guardandomi allo specchio e ho tracciato un solco tra il me interiore e ciò che avrei dovuto mostrare al mondo. Poco alla volta quale cura ho deciso di vivere, ne ho preso coscienza, mi sono rialzato e ho cominciato piano e poi sempre più veloce a riprendermi la mia vita.

La perdita di un affetto che è un faro, un riferimento della propria esistenza non è facile a superarsi se non si è appoggiati da chi è pronto a dare affetto e rendersi disponibile a consolare e compensare. Io ho ricominciato, sono stato fortunato nel trovare chi non si è risparmiato e mi ha aperto braccia, amore e disponibilità. Il passo è andato sempre più rassicurandosi ed ho ritrovato la forza in un me più consapevole di chi ero e cosa ero. Non ero più un ragazzino e dovevo comunque andare avanti e soprattutto guardare a quello che dovevo fare avanti a me, e non solo per me.

Il dolore, la mancanza, lo sguardo, la complicità e l’amore perso non me lo ridarà più nessuno. Si trattava ed è un amore unico. Funziona normalmente a senso unico, ma noi eravamo diversi. Non ci serviva parlare. Avevamo sguardi e sorrisi comuni e la nostra complementarietà era data dalla costante presenza, disponibilità e affetto e sostegno. Ho potuto ricambiarlo per poco, cercando d’esserci sempre, fino all’ultimo respiro all’ultimo battito del cuore che aveva sprizzato solo amore ai miei occhi per me e per chi con me viveva ed era arrivato ad arricchire e rendere allegra la nostra casa.

Te ne sei andata così. In pochi mesi e in pochi mesi il nostro castello di sogni sempre in costruzione e proteso verso il divenire il fare, il condividere s’è sgretolato, lasciandomi lacrime, vuoto e responsabilità che nemmeno conoscevo. Non è tanto la consapevolezza del tempo e del suo inganno, quanto la paura e la disillusione del poter fare ed essere ancora insieme.. Il dolore prima e capire che è la paura del nulla del noi poi, della sola memoria ha tradotto tutto in aridità.  Non ci rincontreremo mai più nè potremo abbracciarci.

Un giorno sarò io a non esserci più. Qualcuno se ne dispiacerà, qualcuno starà male, ma poi la vita continuerà come è sempre stato e sempre accadrà. Il tempo fa da panacea e aiuta a trasformare il dolore in ricordo e il ricordo a volte in rammarico. Io con te mamma rammarichi non ne ho. So che noi due eravamo inseparabili e uniti. Il dolore non se ne va. L’ho messo da parte buttandomi a capofitto nel mio mestiere d’uomo e di padre e cercando di imitarti, per quanto non riuscirò mai ad essere come te.

Vado verso nuove strade alla ricerca dei miei sogni di bambino. Ora ho più coraggio di affrontarli, ma non perchè più forte -anzi – le paure sono aumentate, ma solo perchè non so se riuscirò mai a fare tutto, Vivo e cerco, in cuor mio, di farlo anche per te. Non posso più raccontarti e dirti e proporti di condividere e allora spero sempre che tu lo possa vedere attraverso di me. Ma è tutta un’illusione. Se ci fosse stato un modo, anche un sotterfugio, un trucchetto, m’avresti sicuramente avvisato, ma non t’ho mai sentita, anche se degli eventi mi hanno fatto pensare al tuo zampino. Poi torna l’io arido, e tutto torna razionale e casuale. Resta solo la tua forte mancanza. Poi quando tutto si appiana e si rasserena mi torni a bussare al mio cuore. Il primo marzo sono tre anni che non parliamo più. Altre volte l’ho già detto, mi basterebbe una parola, la tua voce che non suona più e mi dice le tue belle e sempre dolci parole.

2013-01-30 19.15.22

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