L’incidente del missile norvegese corrisponde ad alcuni minuti di estrema tensione che hanno colpito la Russia nel gennaio 1995. Un gruppo di scienziati lanciò un razzo dalla Norvegia per studiare l’aurora boreale. La Russia lo scambiò l’innocuo razzo per un missile americano. Fu la prima volta che la cosiddetta “valigetta nucleare” venne aperta dal presidente russo, e proprio allora Boris El’cin venne messo di fronte ad una scelta decisiva.
Il razzo, chiamato Black Brant XII, era partito dalla Norvegia. Rilevato senza preavviso ad Olenegorsk, una città della Russia europea settentrionale, era stato scambiato per un razzo americano. A pochi anni dalla fine della guerra fredda e in un periodo ancora caratterizzato da forti tensioni tra America e Russia.
Il razzo aveva infatti per una sfortunata coincidenza la stessa traiettoria che avrebbe avuto un missile lanciato dagli USA. Inoltre, la struttura era molto simile ai missili solitamente lanciati dai sottomarini. La Russia, fraintendendo l’oggetto e pensando si trattasse di un attacco militare ai danni del paese, si era quindi allarmata.
La valigetta contenente il famosissimo pulsante rosso, che avrebbe lanciato un contrattacco nucleare, era pronta e aperta. I media non avvisarono la popolazione, se non una settimana dopo lo scampato pericolo. Nel corso della crisi, ci vollero otto dei dieci minuti determinati come tempo decisionale per fa sì che il razzo chiarisse le idee al presidente russo. Si scoprì infatti che lo sfortunato oggetto puntava al mare, e non alla Russia.
Perché questo incidente? Solitamente esercitazioni, o lanci a scopo diverso da quello bellico, vengono annunciati in anticipo con comunicazioni radio o telegrammi a tutti i paesi che potrebbero essere interessati. Per qualche motivo, il telegramma quel giorno non aveva raggiunto i quartier generali russi, che erano stati colti di sorpresa. C’è chi pensa ad un errore umano, chi invece ad un’omissione volontaria per testare la reattività russa ad un potenziale attacco.
Soltanto anni dopo sono stati pubblicati dei rapporti e si è scoperto quando vicini si fosse andati ad un disastro. Questa storia, che oggi magari ci sembrerà di poca importanza, quasi insignificante, in realtà può farci capire molte cose. Per esempio, quanto sia fragile l’equilibrio mondiale. Quanto delle decisioni possano cambiare il modo in cui vanno gli avvenimenti.
Come l’attentato a Sarajevo ha scatenato un’ecatombe più di un un secolo fa, come c’era stata la paura dell’escalation non più tardi dello scorso gennaio a seguito dell’assassinio di Qasem Soleimani, anche questa storia ci racconta di uno dei momenti in cui l’uomo è stato ad un soffio dallo scrivere una pagina di storia totalmente diversa.
Come vadano a finire le cose è del tutto arbitrario. Possiamo credere nel caso, nel destino, in un disegno divino. Alla fine, però, per gran parte delle cose, non è l’uomo che determina il corso dei fatti. O meglio, la gran parte delle volte sono piccole azioni, decisioni o errori inconsapevoli delle enormi conseguenze che determinano i grandi cambiamenti.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.