28 marzo 2025 – Giornata Mondiale dell’endometriosi

Se ne parla sempre più spesso, ed è finalmente più facile arrivarne a riconoscerla. Grazie al web e sui social, ai moderni sistemi di diffusione delle notizie, e delle patologie un tempo tabù, oggi è più facile arrivare a diagnosticarla. Sono ancora però pochi coloro che conoscono realmente il significato della parola endometriosi.

E’ una malattia cronica debilitante caratterizzata dalla presenza anomala dell’endometrio, il tessuto che riveste normalmente solo l’interno della cavità uterina, anche al di fuori dell’utero. In Italia, questa malattia colpisce circa 3 milioni di donne, secondo i dati del Ministero della Salute. Le condizioni patologiche possono essere più o meno simili, ma mai uguali. I sintomi più diffusi sono: forti dolori mestruali ed in concomitanza dell’ovulazione, cistiti ricorrenti, irregolarità intestinale, pesantezza al basso ventre, dolori ai rapporti sessuali, infertilità nel 35% dei casi. Per una malattia di cui non si conoscono ancora le cause, per la quale non esistono cure definitive né percorsi medici di prevenzione, per limitare i danni che l’endometriosi provoca, è fondamentale fare informazione per creare consapevolezza!

L’endometriosi è una malattia individuale, che riguarda la singola donna, ogni esperienza è a sé. Tra le patologie è una di quelle che cambia da donna a donna, perché è la stessa donna che cambia: cambia l’età, lo stile di vita, cambiano le possibili patologie associate, il desiderio riproduttivo. Tra queste, il 10-15% è in età riproduttiva e il 30-50% soffre di infertilità o difficoltà nel concepimento, rendendo complesso il percorso verso la maternità.

Le donne affette da endometriosi possono riscontrare problematiche nell’impianto embrionale a causa di anomalie pelviche, distorsioni della struttura anatomica o una riduzione della riserva ovarica e della qualità ovocitaria. A queste sfide si somma il problema del ritardo diagnostico: mediamente, una diagnosi definitiva arriva dopo sette anni, un lasso di tempo che ostacola l’intervento tempestivo con trattamenti mirati per preservare la fertilità o ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Questo ritardo diventa ancora più critico considerando il rapido declino della fertilità femminile dopo i 35 anni.

“È molto importante che le donne alle quali vengono diagnosticate l’endometriosi o la presenza di fibromi uterini si rivolgano a un esperto di Medicina della Riproduzione prima di eventuali interventi chirurgici. Si possono valutare, insieme, accorgimenti particolari legati allo stile di vita e terapie mirate per migliorare le condizioni di fertilità o, per i casi più complessi, un ricorso a tecniche di PMA quali FIVET e ICSI, utile specialmente quando la presenza di endometriosi e fibromi provoca impedimenti o distorsioni uterine che compromettono meccanismi come il transito spermatico e ovocitario nelle tube di Falloppio.

 

conclude il professor Mario Mignini Renzini, referente medico per gli aspetti clinici dei Centri Eugin in Italia e professore di ginecologia e ostetricia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca

Grazie alle tecniche di Medicina della Riproduzione, è possibile tentare di realizzare il desiderio di diventare genitori, anche in presenza di questa o altre patologie ginecologiche benigne, come i fibromi uterini, i quali rappresentano per il 5% delle coppie, da soli, causa di infertilità, in altri casi una concausa.
Il 28 marzo 2025 – Giornata Mondiale dell’endometriosi, verranno organizzati incontri presso le ASL e strutture Comunali, ma anche studi medici e cliniche  private per approfondire e far conoscere questo problema.

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