Secondo le rilevazioni sono sempre più in aumento i pesticidi presenti nelle acque italiane, sia che si parli di sotterranee (con più del 10%), sia di quelle superficiali (segnando più del 20%). Questi i risultati pubblicati nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque, relativa al 2013-2014 dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
Così fiumi, laghi e torrenti contengono pesticidi nel 64% dei 1.284 punti monitorati con un notevole aumento dai dati riscontrati nel 2012. Quelle sotterranee nel 32% dei 2.463 punti studiati (erano il 31% nel 2012).
Non si parla poi solo di contaminazione, ma anche di superamento dei livelli per quanto riguarda la qualità ambientale, per un campione superficiale su cinque. I luoghi più inquinati sono quelli della pianura padano-veneta, ma i dati sono anche questi perché si tratta dei luoghi monitorati più di frequente. Inoltre molte zone non hanno mai segnalato, come da richiesta dell’Ispra, i dati relativi ai propri territori. Fra le sostanze rilevate più spesso c’è il glifosato, insieme al suo prodotto di decadimento, l’Ama. Per quanto riguarda proprio il glifosato, l’OMS lo ha dichiarato possibile cancerogeno lo scorso anno mentre all’opposto l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza ambientale) lo ha definito non in probabile rapporto con i tumori. Tra qualche mese si saprà meglio se l’Unione Europea prorogherà o meno l’autorizzazione di questo diserbante nel territorio UE.
Inoltre la cosa più preoccupante rimane comunque la “diffusione elevata” degli inquinanti “anche nelle acque sotterranee, con pesticidi presenti nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili”. Oltre ai diserbanti, che rimangono comunque le sostanze più diffuse, aumentano anche funghicidi e insetticidi come i neonicotinoidi, accusati della moria delle api e degli altri insetti impollinatori.
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