Tutti nella propria vita hanno ricordi positivi che possono creare un senso di nostalgia, magari ricordi di un viaggio fatto con la propria famiglia o momenti felici della propria infanzia, ma esistono anche ricordi negativi che si avrebbe solo voglia di dimenticare che ovviamente variano da persona a persona, contribuendo in determinati casi addirittura a condizionare la vita dei soggetti interessati, soprattutto quando sono coinvolte patologie come il disturbo da stress post-traumatico legato proprio ai brutti ricordi.
In situazioni del genere cancellare quei momenti negativi dal cervello potrebbe rivelarsi la soluzione migliore, ma è anche vero che riuscire in un’impresa del genere sembra un’azione degna dei film di fantascienza. Ebbene non sembrano essere dello stesso avviso alcuni ricercatori statunitensi che, attraverso uno studio condotto di recente, hanno capito come, in futuro, potrebbe essere possibile effettuare una sorta di “cancellazione selettiva” dei brutti ricordi per migliorare la qualità della vita delle persone.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Columbia University Medical Center e i risultati pubblicati sulla rivista Current Biology. I ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti sull’Aplysia, un mollusco marino che presenterebbe una struttura di neuroni simili a quella degli esseri umani. Attraverso gli esperimenti, agendo su determinate molecole associate a determinate proteine collegate a loro volta alla memoria a lungo termine, i ricercatori sarebbero riusciti a cancellare determinati ricordi senza intaccare la memoria complessiva.
Questa tecnica, in futuro, potrebbe quindi essere applicata agli esseri umani, permettendo ad esempio di cancellare brutti ricordi che fanno tornare alla mente situazioni ed esperienze negative vissute in passato. I ricercatori potrebbero essere in grado di cancellare i ricordi negativi senza danneggiare la memoria. E questo potrebbe rivelarsi un valido aiuto per cancellare quei ricordi che provocano patologie come i disturbi da stress post-traumatico, che si verificano dopo brutte esperienze.
L’intento ultimo dei ricercatori statunitensi è quello di agire anche sui ricordi non associativi, cioè ricordi non per forza associati ad un evento traumatico ma che, inspiegabilmente, riescono comunque a provocare paura o ansia nella persona che ne soffre. Questo studio sarebbe quindi un ulteriore passo avanti nella scoperta di un sistema che consenta, in futuro, di cancellare brutti ricordi negli esseri umani, ma perché ciò venga reso possibile, sarà necessario effettuare ulteriori sperimentazioni e ricerche per raggiungere nuovi e importanti traguardi che consentano di confutare i risultati dello studio e creare un farmaco che possa, eventualmente, essere somministrato alle persone.
In ogni caso non mancano le potenziali implicazioni etiche di un trattamento del genere, che consentirebbe ad esempio agli scienziati di effettuare il processo inverso, immettendo falsi ricordi nella mente dei soggetti.
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