Allergia alla puntura di api, calabroni e vespe. Questi i criteri pratici per la gestione dell’allergia agli imenotteri

Sono oltre 5 milioni gli italiani che ogni anno vengono punti da un’ape, una vespa o un calabrone.

L’allergia al veleno di imenotteri, è sottostimata dal punto di vista epidemiologico, ma rappresenta un’importante causa di morbilità e mortalità in Italia e in tutto il mondo. Per fare chiarezza su questa patologia, 24 esperti italiani, affiliati alle società scientifiche di allergologia quali AAIITO (Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali Ospedalieri), SIAAIC (Società Italiana di Allergologia Asma ed Immunologia clinica) e SIAIP (Società Italiana di Allergologia Immunologia Pediatrica), hanno realizzato un Consensus paper, attualmente in corso di pubblicazione in lingua inglese, dal titolo “Criteri pratici sulla gestione della allergia al veleno di imenotteri”. Il documento illustra le ultime evidenze scientifiche correlate alla diagnosi, alla prescrizione della terapia di emergenza e della immunoterapia allergene-specifica con l’obiettivo di favorire la pratica clinica quotidiana e migliorare le conoscenze su questa patologia, anche nei non addetti ai lavori.

A seconda dell’ambiente di vita e del tipo di attivitàdichiara la Dott.ssa M. Beatrice Bilò coordinatrice di Punto nel Vivo e specialista in Allergologia degli Ospedali Riuniti di Ancona – si calcola che il 56-94% della popolazione adulta sia stata punta da un imenottero almeno una volta nel corso della vita. In Italia, oltre alle api e alle vespe, anche i calabroni rappresentano una causa frequente di reazioni allergiche spesso gravi. Le reazioni locali estese, generalmente campanello di allarme per allergia, sono le reazioni allergiche più lievi, caratterizzate da un gonfiore intenso ed esteso, con un pomfo di almeno 8-10 cm di diametro e con una durata superiore alle 24 ore. Le reazioni allergiche sistemiche possono interessare vari apparati, come l’apparato cutaneo-mucoso (es. pomfi di orticaria diffusi a tutto il corpo, gonfiore delle labbra, delle palpebre), l’apparato respiratorio (es. difficoltà di respiro, broncospasmo) fino allo shock anafilattico con perdita di coscienza”.

Le reazioni locali estese colpiscono dal 2,4 al 26% della popolazione generale adulta, fino al 38% tra gli apicoltori. In Europa la prevalenza delle reazioni sistemiche nella popolazione generale è compresa tra 0,3 e 8,9% negli adulti; a seconda degli studi le api sono responsabili del 30%– 45% dei casi.

Secondo i dati del Registro Europeo sull’Anafilassi, su 3.333 casi diagnosticati, l’allergia al veleno di imenotteri è risultata la causa più frequente delle reazioni gravi nella popolazione adulta e, approssimativamente, è responsabile del 20% dei casi totali di anafilassi fatale in differenti Paesi. Nella maggior parte dei casi la morte interviene per shock con insufficienza multiorgano entro 10-15 minuti dalla puntura, mentre in circa un quarto subentra per angioedema delle vie aeree superiori. A livello pediatrico, sempre secondo il Registro Europeo sull’Anafilassi, l’allergia al veleno di imenotteri è la seconda causa di reazioni allergiche gravi (20,2%), dopo l’allergia alimentare.

Terapie salvavita ancora poco conosciute. Secondo gli esperti è ancora poco conosciuta la disponibilità sia della terapia di emergenza in acuto (adrenalina auto-iniettabile) che della immunoterapia allergene-specifica. Quest’ultima è la terapia immunologica di elezione per i soggetti che abbiano presentato una reazione sistemica dopo puntura di imenottero, poiché induce una tolleranza nei confronti del veleno. L’immunoterapia specifica consiste in 2 fasi: l’induzione ed il mantenimento. La prima fase prevede la somministrazione per via sottocutanea di dosi crescenti di estratto del veleno dell’imenottero pungitore fino al raggiungimento della dose protettiva di 100 mcg (microgrammi). La fase di mantenimento, invece, prevede la somministrazione del veleno allo stesso dosaggio, in genere da eseguire per almeno 5 anni, ad intervalli di tempo regolari per mantenere lo stato di tolleranza. L’immunoterapia con veleno di imenotteri presenta un’elevata capacità di protezione che si mantiene non solo mentre viene effettuata, ma anche per molto tempo dopo la sua sospensione. Nonostante ciò, in Italia, il finanziamento dei Servizi Sanitari Regionali attribuisce alle Regioni la facoltà di disporre della modalità di erogazione del rimborso o di un co-payment della immunoterapia specifica: attualmente in un quarto delle Regioni il paziente allergico al veleno di imenotteri non riceve alcun rimborso per la VIT.

Per migliorare la conoscenza dell’allergia al veleno di imenotteri e della sua gestione, è attiva per il quarto anno consecutivo la campagna di awareness “Punto nel vivo”https://www.facebook.com/puntonelvivowww.federasmaeallergie.org). “Punto nel Vivo” è promossa dagli esperti che fanno riferimento ai principali Centri Allergologici Specializzati nella diagnosi e terapia dell’allergia al veleno di imenotteri, patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus – Federazione Italiana Pazienti e realizzata con il contributo incondizionato di ALK-Abellò.

Punto nel Vivo dispone della prima pagina Facebook dedicata all’informazione sulle reazioni da punture di imenotteri – spiega, Filippo Tesi, Presidente Federasma e Allergie Onlus – dove trovare informazioni semplici e pratiche per conoscere gli imenotteri, distinguere una reazione normale da una reazione allergica, e valutarne la gravità. Molte persone si rivolgono alla federazione anche attraverso il numero verde 800 123 213 oppure numeroverde@federasmaeallergie.org segnalando disfunzioni nell’erogazioni dell’adrenalina autoiniettabile, presidio salva vita in grado di contrastare le reazioni allergiche gravi e conoscere le indicazioni ad eseguire l’immunoterapia allergene specifica (AIT), unica terapia in grado di prevenire la comparsa di reazioni importanti alla in seguito a nuove punture. Invitiamo tutti ad inviare le proprie segnalazioni per portarle all’attenzione delle istituzioni”.

 

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